PALERMO – Porte chiuse a Leoluca Orlando. Il centrodestra rispedisce al mittente l’offerta del sindaco di Palermo di un patto di fine consiliatura per la città, ossia l’unico modo per andare avanti senza numeri a Sala delle Lapidi, e dopo una decina di giorni naufraga totalmente l’idea di un accordo tra giunta e consiglio comunale per l’approvazione di alcune delibere.
Ieri si sono riuniti consiglieri e segretari di Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia, Udc e Diventerà Bellissima che hanno stilato una nota congiunta: “Orlando ha governato negli ultimi dieci anni anteponendo la propria autoreferenzialità ai veri bisogni dei cittadini, ci lascerà una città che è tra le ultime in tutte le classifiche per vivibilità, tasse altissime, efficienza dei servizi. Strade dissestate, dal centro alle periferie abbandonate, salme accatastate nei viali dei cimiteri in attesa di una degna sepoltura, un’economia in forte difficoltà e per alcuni ambiti ormai al collasso e non solo a causa della pandemia”. “Dopo 10 anni di malgoverno – continua il centrodestra – oggi il primo cittadino ha scoperto di non avere i numeri per continuare a sopravvivere e cerca disperatamente appigli. Valuteremo in consiglio di volta in volta, quali saranno le priorità per la città e come orientarci. Il sindaco non avrà alcuna risposta dalle opposizioni, se non la richiesta di dimissioni”.
L’incontro fra il sindaco e i capigruppo del consiglio si era tenuto a inizio mese e, secondo le previsioni, ce ne sarebbe stato un secondo per consegnare una risposta al primo cittadino, ma se queste sono le premesse è verosimile che non ci sarà un ulteriore vertice, né una risposta corale dell’Aula. Un esito in realtà non del tutto scontato. Orlando sa bene che ad oggi può contare su poco meno di una dozzina di voti a piazza Pretoria, troppo pochi per approvare le delibere su cui ha puntato tutto, Piano regolatore in primis, e l’unica strada è scendere a patti con le opposizioni che, dopo l’addio di Italia Viva, godono di numeri schiaccianti. Si dice che il sindaco abbia contattato personalmente i consiglieri e alcune timide aperture avevano fatto presagire un possibile accordo che però è subito naufragato.
Il Professore non si può ricandidare e il suo mandato è agli sgoccioli, aiutarlo (politicamente parlando) per le opposizioni sarebbe un azzardo, tanto che perfino i più “dialoganti” del centrodestra alla fine hanno dovuto prendere atto che non ci sono margini. Una posizione che però non equivale a un via libera a una possibile mozione di sfiducia: i numeri non c’erano prima e non sembrano esserci neanche ora, con i partiti che sarebbero impreparati a un eventuale voto a ottobre.
Il sindaco e la maggioranza adesso si ritrovano di fronte a un sentiero strettissimo: saltato ogni possibile dialogo fra giunta e consiglio, sarà in Aula che bisognerà cercare convergenze sia sugli atti da trattare che su quelli da far passare grazie ad assenze strategiche che garantiscano i numeri. Intanto il centrodestra scalda i motori in vista del 2022, con un tavolo tematico per il programma: “Sono tanti i gap da colmare, siamo aperti al dialogo e al confronto con quanti hanno a cuore la città per stilare un programma serio e condiviso”.