PAERMO – “Addio formule, formulette, basta alchimie prese in prestito da Roma e, soprattutto, alleanze spurie con forze che, come il Pd, hanno una visione incompatibile con il centrodestra”. Per Giampiero Cannella, coordinatore di Fratelli d’Italia per la Sicilia, quello di queste Amministrative è “dato di non semplice lettura, ma chiarissimo quanto alla indicazione della direzione obbligata per il centrodestra unito: ritrovare unità e determinazione, abbandonare schemi che non ci sono mai appartenuti, a partire dal modello Draghi”.
L’umore del vostro partito all’indomani del voto: che centrodestra ne esce, in uno scenario che ha visto per esempio la débacle di Caltagirone, piazza cruciale dove vi presentavate tutti, e insieme?
“Non facile leggere a fondo il dato, ma il buonsenso suggerisce che il centrodestra debba sicuramente raccogliere i suoi segnali per ritrovare la propria unità, sgombrando il campo da esperimenti vari e poco proficui”.
Una linea di rifiuto di apparentamento occasionale che il suo partito segue anche a Roma, insomma.
“Esattamente. Si è visto a cosa portano le alleanze improvvisate con il Partito Democratico in alcune città, cioè alla bocciatura da parte degli elettori; e si è visto che fine fa l’ispirazione a modelli romani come l’esperienza del gabinetto Draghi. Un momento di spaesamento che ha certamente molto a che vedere con la presenza di due delle forze che formano la nostra coalizione dentro il governo nazionale. Ma non è tardi per correggere la rotta: il centrodestra che la Sicilia vuole, non ha nulla a che vedere con queste formule”.
Ma uniti non significa necessariamente vincenti, sembrerebbe ricordare Caltagirone.
“Quello che è accaduto a Caltagirone ha sorpreso tutti, ma si tratta di un fatto episodico, di transizione, che nulla toglie alla necessità di ritrovare l’attitudine di riunirsi e unirsi. Il sentimento di consenso che ci circonda non cambia. Però quella capacità di compattezza stavolta è un po’ mancata, in generale. E non è la sola virtù che va recuperata da noi del centrodestra”.
Che altro?
“Invece di pensare a coalizioni improbabili, dobbiamo recuperare l’attitudine a connetterci, senza inglobare, al civismo, ovviamente non di sinistra: espressione genuina delle istanze a noi vicine che abbiamo un po’ trascurato”.
Queste amministrative non sono ovviamente le regionali, forse un loro primo antipasto. Ma come vede, anche alla luce del risultato elettorale elettorale di Fratelli d’Italia, il dibattito nella sua area di coalizione circa l’investitura per Palazzo d’Orleans?
“I nostri numeri sono in crescita ovunque, siamo molto soddisfatti. Quasi dappertutto superiamo lo sbarramento e in qualche Comune siamo primi o appaiati a Forza Italia. Ma insisto: non si vince da soli, ogni buon risultato va messo a disposizione della coalizione per contribuire a stimolare e riunire. La riflessione su cosa fare a Palermo, per Palazzo d’Orléans, o a Catania, deve partire subito e bene. Le amministrative di maggio, sì che sono un banco di prova vero. Io dico che al netto di un astensionismo per un voto di prossimità come quello dei Comuni andati al voto, alcune scosse di questa tornata possano costituire un fatto positivo per ritrovare forza”.
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