Il Cga ribalta la decisione di Cicero | “Illegittima la revoca a una ditta” - Live Sicilia

Il Cga ribalta la decisione di Cicero | “Illegittima la revoca a una ditta”

A un'azienda era stato tolto un appalto a causa di una informativa antimafia. La replica di Cicero.

Asi di Agrigento
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PALERMO – Quell’appalto non poteva essere revocato a causa di una “informativa antimafia atipica”. Per questo motivo, una ditta di Favara ha visto accogliere il proprio ricorso contro l’Asi di Agrigento. E adesso si prepara a una richiesta di risarcimento.

La storia affonda nel 2011 quando il consorzio agirgentino decideva in favore della ditta favarese “Mangiare Sicilia-Sicilia Tavola” di Angelo Piscopo l’assegnazione di un lotto in sostituzione di un lotto già assegnato. A quel punto il Consorzio, in conformità alle prescrizioni del protocollo di legalitàm provvedeva a richiedere alla competente Prefettura di Agrigento le informazioni antimafia relative alla stessa ditta.

La Prefettura di Agrigento, premessa l’insussistenza di cause interdittive, con quella informativa segnalava però frequentazioni che il titolare avrebbe intrattenuto con soggetti sottoposti a misure di prevenzione, nonché stretti legami asseritamente intrattenuti con un soggetto recluso e ritenuto appartenente a Cosa nostra. Rapporti che sarebbero stati provati da una cessione di armi.

L'avvocato Girolamo Rubino

Ricevuta questa informativa, il Consorzio Asi ha quindi disposto la revoca dell’assegnazione del lotto. Da qui, la decisione della ditta di proporre un ricorso, con il patrocinio degli avvocati Girolamo Rubino e Leonardo Cucchiara, per l’annullamento del provvedimento di revoca.

Tra i documenti prodotti dai difensori durante il procedimento anche gli atti del contratto stipulato con il Comando della Tenenza di Favara per la fornitura di pasti caldi avente validità fino al 2012. Contratto che avrebbe dimostrato l’assoluta affidabilità della ditta ricorrente. Prodotta anche la sentenza di assoluzione dell’uomo che era stato tratto in arresto con l’accusa di essere un esponente di Cosa nostra, col quale il titolare avrebbe avuto quei rapporti alla base della interdittiva.

Il Cga ha quindi accolto il ricorso, annullando il provvedimento di revoca dell’assegnazione del lotto, ritenendo che il mero richiamo ai protocolli di legalità non esime l’amministrazione dall’obbligo di un’autonoma valutazione dei fatti indicati e dall’obbligo di una motivazione, altrimenti si fa assumere valore interdittivo ad una semplice informativa atipica violando la normativa di riferimento.

Adesso la ditta, per effetto della sentenzapotrà richiedere il risarcimento dei danni subiti per effetto del provvedimento ritenuto illegittimo dai giudici amministrativi. “E dire che l’allora legale rappresentante dell’ente, il geometra Alfonso Cicero – dichiara l’avvocato Girolamo Rubino – aveva dichiarato alla stampa che bisognava cacciare la mafia dalla zona industriale, e che nel caso dell’azienda “Mangiare Sicilia-Sicilia Tavola” vi era stato ‘un chiaro tentativo di favorire un’azienda in odore di mafia’. Appare davvero singolare tacciare di mafiosità – aggiunge – un ditta che ha fornito pasti caldi all’Arma dei Carabinieri per anni. Quando si colpisce un’azienda sana – conclude – si finisce con arrecare danni spesso irreparabili ad un’economia già asfittica, con perdita di posti di lavoro ed incremento della disoccupazione”.

La replica di Cicero

“Il TAR Sicilia, in data 11 maggio 2015, aveva dato piena ragione all’Asi di Agrigento respingendo il ricorso della suddetta azienda, alla quale, nel giugno 2012, previo specifico ed autorevole parere legale dell’Avv. Alberto Marolda, avevo revocato il lotto nella zona industriale di Aragona-Favara per il rischio di infiltrazioni mafiose risultante dall’informativa antimafia “atipica” emessa dalla prefettura di Agrigento, nel novembre 2011 e, tra l’altro, occultata come verificato da una minuziosa ispezione effettuata al Consorzio Asi da un dirigente della regione siciliana, circostanze gravi ed inquietanti che ho denunciato a quel tempo all’AG”. Lo dichiara l’ex commissario dell’Asi di Agrigento e dell’Irsap Alfonso Cicero.

“Il pericolo di condizionamento mafioso, – prosegue – che emergeva dall’informativa prefettizia, scaturiva da un’articolata istruttoria dalla quale si evidenziavano le frequentazioni assidue del titolare della citata azienda, Angelo Piscopo, con pregiudicati e soggetti sottoposti a sorveglianza. L’impresa gestiva in appalto la refezione scolastica del Comune di Campobello di Licata, poi sciolto per mafia, facendo lavorare al suo interno parenti e congiunti degli amministratori di quello stesso ente. Come evidenziato dalla Tenenza dei Carabinieri di Favara, il Piscopo, in passato, aveva ricevuto in dono delle armi da un pregiudicato poi tratto in arresto per associazione mafiosa.

Il TAR rimarcava il principio di carattere generale che ‘le norme in materia di informative antimafia, richiamate nel provvedimento di revoca, trovano certa applicazione sull’assegnazione del lotto all’interno dell’area di sviluppo industriale’.

Nel pronunciare i motivi di infondatezza del ricorso presentato dalla citata impresa, il TAR sanciva che il codice antimafia si applica, in modo incontrovertibile, nell’attività di assegnazione dei lotti industriali e nelle revoche. Un provvedimento che, nel merito, dava piena ragione alle revoche dei lotti industriali operate dal sottoscritto, a quel tempo commissario straordinario del Consorzi Asi di Agrigento, nei confronti delle aziende colluse ed in odore di mafia.

‘Deve essere chiarito – affermavano i giudici del TAR – che l’erogazione, anche in forma indiretta, di agevolazioni da parte di un soggetto pubblico giustifica l’applicazione della normativa antimafia”. I giudici ribadivano, altresì, come la cessione dei lotti industriali “a condizioni di particolare favore” costituisce una fattispecie per cui ‘il generale potere-dovere, in capo alle pubbliche amministrazioni, di revoca dei rapporti già instaurati con i privati, in applicazione della disciplina generale sulle informazioni antimafia, posta a presidio del prevalente interesse pubblico alla prevenzione delle infiltrazioni mafiose in tutti i settori in cui vi è (tra l’altro) l’utilizzazione di denaro pubblico’.

Inoltre, il 9 aprile ed il 15 maggio 2015, avevo trasmesso due specifiche note all’ex assessore regionale delle attività produttive, Linda Vancheri, allegando anche la suddetta sentenza ed un altro pronunciamento del TAR che aveva dato piena ragione all’Asi contro il ricorso presentato da un’altra azienda destinataria di informativa antimafia “positiva”, che avrebbe consentito agli organi istituzionali di intraprendere, nei vali livelli legislativi e di governo, ogni possibile ed ulteriore spunto per rafforzare maggiormente la tutela normativa ed amministrativa degli atti di revoca dei lotti industriali alle imprese colluse ed in odore di mafia insediate nelle zone industriali della Sicilia, le quali, ovviamente, scatenano sempre ogni cavillo giuridico e tutte le strategie difensive per rimanervi ed operare.

Sono sempre più convinto che tutte le azioni dirette a tutelare il tessuto sano dell’imprenditoria onesta dalla presenza delle infiltrazioni mafiose, costituiscono la precondizione per uno sviluppo reale dell’economia della Sicilia.

In tal senso, le nette decisioni del TAR rappresentano un’occasione straordinaria per attuare ogni ulteriore iniziativa, anche rafforzativa del tessuto giuridico-amministrativo, contro i sistemi affaristico-mafiosi di cui sono intrise le aree industriali della Sicilia, un compito molto importante ed emegrente che appartiene anche alle decisioni politiche e legislative”.

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