Il clan Santapaola e i nuovi boss catanesi: scena muta davanti al gip

Il clan Santapaola e i nuovi boss catanesi: scena muta davanti al gip

L’ascesa dei picciotti e il rischio di una faida

CATANIA – Hanno fatto scena muta. Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere i nuovi presunti capi della mafia catanese. Sono apparsi ieri mattina al carcere di Bicocca di fronte al gip Marina Rizza i quattro catanesi accusati di essere a capo del clan Santapaola Ercolano.

Francesco Russo, Christian Paternò, Daniele Carmelo Strano e Carmelo Fazio – come detto – si sono tutti avvalsi della facoltà di non rispondere. Difesi rispettivamente dagli avvocati Vito Di Stefano, Giovanni Avila, Ivan Antonio Maria Albo e Maria Chiaramonte, hanno deciso di non parlare con il giudice.

L’uomo d’onore riservato

Russo è ritenuto il successore di Ciccio Napoli quale reggente del clan Santapaola-Ercolano. E anche un “uomo d’onore riservato”. Il suo referente operativo sarebbe stato Christian Paternò, che a sua volta avrebbe comandato per conto di Napoli a San Giovanni Galermo.

Ieri mattina sono dunque cominciati gli interrogatori che proseguiranno fino al prossimo 2 agosto, giorno in cui compariranno gli ultimi posti agli arresti domiciliari fra i 23 arrestati dell’operazione Ombra, condotta dalla Squadra mobile di Catania.

Platania si professa innocente

Ieri l’unico a rispondere al giudice è stato Stefano Platania, 26enne difeso dall’avvocato Fabio Presenti, che ha risposto per respingere le accuse. È ritenuto una sorta di corriere della droga, accusato di aver trasportato la marijuana da contrada Scillichenti di Acireale a Catania.

Platania è accusato anche di una presunta cessione di 50 grammi di cocaina, a novembre 2023. Lui come detto ha risposto al giudice e ha respinto ogni accusa.

Lo scontro al vertice

I nuovi picciotti del clan sarebbero stati adusi a modi particolarmente spicci. E questo avrebbe incrinato uno dei pilastri su cui si fonda il potere mafioso dei catanesi, ovvero il patto di non belligeranza con il clan Cappello.

E il 21 ottobre scorso l’asse di questo patto ha rischiato di tracimarsi a San Cristoforo, in una delle roccaforti del clan Cappello, dove a un certo punto un presunto esponente del clan Cappello avrebbe sparato contro alcuni membri del clan della Stazione di Catania.

Il chiarimento finito male

Questi ultimi, secondo la ricostruzione della Mobile, sarebbero andati a San Cristoforo per chiarire una lite tra due persone, cioè l’esponente dei Cappello e un ragazzo che per gli inquirenti farebbe parte del clan, ovvero Benedetto Zucchero.

A quel punto alcuni santapaoliani avrebbero progettato di uccidere l’esponente del clan Cappello. Si sarebbe rischiata una faida. Una di quelle che i Santapaola, troppo impegnati a fare affari, non si sarebbero potuti permettere. E fu così che il progetto, forse anche grazie a summit mafiosi di alto livello, fu accantonato.


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