Il cliente e il festino della droga| "Una tavolata di 45 persone" - Live Sicilia

Il cliente e il festino della droga| “Una tavolata di 45 persone”

Le intercettazioni del blitz antidroga. Le ordinazioni arrivavano via telefono. I nomi dei clienti sono rimasti impressi nei nastri magnetici.

Palermo. Le intercettazioni
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PALERMO – Il ristorante di Sergio Leta, a piazza don Bosco, secondo gli investigatori, era una centrale dello spaccio. Il telefono per le ordinazioni era caldo. Molti consumatori sono rimasti soltanto nomi e voci registrate sui nastri magnetici delle intercettazioni.

“Ciao Sergio, Piero sono… le pizze sono pronte…?”: E Leta rispondeva: “… no, ancora no… tarda serata puoi venire…”. Oppure c’era Paola che si limitava a chiedere “… ma siete aperti?”. ”Però per ora ho un po’ di confusione…”, rispondeva il ristoratore. “… e se passo fra 20 minuti?” . “… chiamami prima…”.

A volte Leta non era in grado di soddisfare le richieste del cliente: “Domani ci dobbiamo vedere perché stiamo preparando il tavolo per domani…”. Richieste di piccole e grandi consumatori. C’era Vito che fissava un appuntamento: “… no, io devo partire poi per Milano… comunque poi ti dico la prossima settimana ci vediamo dai…”. E c’era anche chi doveva organizzare una festa fra amici. E così Michele chiedeva se “… stasera una tavolata di 45 persone me la puoi organizzare?”. Leta era stato arrestato nel corso del blitz di tre anni fa. Allora ha scelto di patteggiare la pena. Per lui ora i pubblici ministeri (l’aggiunto Teresa Principato e i sostituti Carlo Marzella e Lia Sava) avevano proposto di nuovo l’arresto. Il giudice per le indagini preliminari Riccardo Ricciardi ha respinto la richiesta. Leta resta indagato a piede libero assieme ad altri tre palermitani: Davide Russo, France sco Siragusa e Michele Vallone.

La droga arrivava a Palermo grazie a dei corriere pronti a tutto. Anche ad ingoiare grossi quantitativi di stupefacenti. Lo spagnolo Jose Ramon Castropena, su cui pende una richiesta di arresto internazionale, era uno di questi. Una volta messo piede in città, per prima cosa, aveva necessità di espellere la droga che aveva in corpo: “… no devo andare da Michele lo stesso no?…anche se… mi devo fare la doccia, mi devo cagare no?…devo fare tutto. Ed è sempre Castropena ad essere stato intercettato mentre chiamava il cognato Davide Russo: … senti un po’… non è che ce la fai a passare allo Sperone?…quando se…se ce la fai, se no non ti preoccupare…”. Bisognava provare la droga. Test che Russo ritardava a fare: “… eh diciamo, quello che ho fatto poi non ho fatto più niente… no, non ho fatto bene ieri, ieri… ce l’ho ancora io perché non gli è piaciuta e non gliel’ho data”.


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