CATANIA – Angelo Morabito è stato incastrato da suo cognato. Le indagini che hanno portato al suo arresto venerdì per traffico di marijuana sono partite dalle rivelazioni del pentito Salvatore Cristaudo, ex soldato agli ordini del latitante Andrea Nizza che conosce molto bene gli equilibri del rifornimento di “erba” nelle piazze di spaccio di Catania. Il collaboratore di giustizia, uno dei tanti che hanno fatto il salto del fosso del gruppo criminale dopo Davide Seminara e l’ex uomo d’onore Fabrizio Nizza, avrebbe fornito indicazioni utili sui narcotrafficanti che operano a Picanello, in particolare sul cognato Angelo Morabito e su Giuseppe Portale. Le parole di Cristaudo hanno rappresentanto soltanto l’inizio del solco investigativo tracciato dagli agenti dell’antidroga della Squadra Mobile. Gli uomini di Salvago hanno lavorato h24 per intercettare i corrieri e bloccare il prezioso carico di “erba”. Una tonnellata di marijuana, il sequestro più ingente del 2016. Tre milioni di euro è la perdita stimata dagli inquirenti per i “narcos” di Picanello.
Finiti in gattabuia venerdì, i sei arrestati (Morabilto, Portale, Santo Russo, Antonino Napoli, Natale Pulvirenti e Girolamo Zappalà) ieri hanno affrontato l’udienza preliminare davanti al Gip D’Arrigo. “Picanello Connection” potrebbe essere solo l’embrione di un’inchiesta più ampia che fotografa una nuova rotta della droga che metterebbe la Puglia come punto di snodo per l’arrivo dello stupefacente a Catania. Forse un escamotage per evitare i sequestri: tra il 2014 e il 2015 oltre due tonnellate e mezzo di marijuana sono finiti nelle mani della giustizia. Le operazioni della Squadra Mobile Sunset e Luna Rossa (che poi confluiscono nella maxi inchiesta Spartivento) e Odissea della Guardia di Finanza hanno portato fuori dal mercato illecito della marijuana milioni di euro di erba. La marijuana era trasportata all’interno di alcuni pescherecci, le fiamme gialle addirittura al porto di Riposto insieme al carico trovarono anche due kalashnikov.
E’ con l’operazione Spartivento che viene fuori la caratura criminale dei Murabito di Picanello, a capo di uno dei tre cartelli del narcotraffico scoperto nel 2015 dalla Squadra Mobile. Nel processo, terminato con una raffica di condanne in primo grado, si ricostruisce il ruolo di Antonio e Rocco Morabito (fratelli di Angelo, ndr) a capo della base operativa di Picanello. Dietro il sistema ben oleato e collaudato c’era la famiglia Santapaola Ercolano e in particolare il latitante Andrea Nizza, condannato nel processo Spartivento a 20 anni di reclusione. Ma uno dei ricercati più pericolosi ha collezionato diverse condanne anche per mafia e omicidio.
A questo punto gli investigatori stanno lavorando per comprendere come i “grossisti” di Picanello avessero a disposizione i “contanti” per pagare (in anticipo) le forniture di droga agli albanesi. Si tratta di carichi di droga del valore di almeno 200 mila euro. La macchina investigativa è in moto per determinare quali erano e sono le fonti illecite di guadagno per poter garantire i trasferimenti di denaro oltre il mar Adriatico. “Pagamenti anticipati dai committenti” – è una delle ipotesi avanzata dal dirigente della Squadra Mobile, Antonio Salvago.