Messina rinviato a giudizio |Prima udienza a marzo 2016 - Live Sicilia

Messina rinviato a giudizio |Prima udienza a marzo 2016

Deve rispondere del reato di truffa aggravata allo Stato. Messina ha sempre respinto le accuse e ha ribadito la "correttezza delle procedure".

Rimborsi al comune
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CATANIA – Manlio Messina, consigliere comunale di Catania, dovrà affrontare un processo per truffa aggravata allo Stato per oltre 30 mila euro. Alla sbarra, insieme al politico catanese, i suoi datori di lavoro Daniele Agatino Belfiore e Giuseppe Anastasio Privitera. Il Gup ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio formulata dal pm Tiziana Laudani. La prima udienza è stata fissata davanti alla prima sezione penale del Tribunale di Catania alla fine del mese di Marzo 2016.

Secondo le indagini condotte dalla Guardia di Finanza il consigliere Manlio Messina avrebbe simulato un rapporto di lavoro subordinato per ottenere indebiti rimborsi dal Comune di Catania.  Le contestazioni a Messina, Belfiore e Privitera sono imputabili al periodo compreso tra novembre 2010 e gennaio 2012. L’inchiesta è scattata nel 2013 e si è articolata sulla “falsa riga” di quella che ha portato sul banco degli imputati tre ex consiglieri provinciali. Per l’accusa “Daniele Agatino Belfiore e Giuseppe Anastasio Privitera, quali soci amministratori della Pri.Bel, avrebbero simulato l’assunzione di Manlio Messina, con lettera di assunzione del 19/11/2010, successiva all’elezione a consigliere comunale, che è avvenuta nel giugno 2008”. A Messina fu conferita la mansione di “direttore commerciale”, con un trattamento retributivo pari ad euro 3.300 euro lordi mensili.

Secondo la Procura la condotta dei due ha indotto in errore il Comune di Catania che “in ordine al rapporto di lavoro” ha disposto, in ottemperanza alla Legge Regionale 30 del 2000, mediante apposite delibere, il rimborso alla società dei permessi giornalieri retribuiti mensilmente. Gli impegni istituzionali di Messina ammonterebbero, secondo i calcoli dei finanzieri, a circa 20 giorni al mese. Il “sistema” scoperto avrebbe “procurato un ingiusto profitto a Messina, con contestuale danno a carico del Comune di Catania”. La condotta, secondo gli investigatori, sarebbe aggravata dal fatto di aver “commesso il fatto in danno di un ente pubblio e di aver cagionato un danno patrimoniale di rilevante gravità”.

LA REPLICA. Il consigliere comunale Manlio Messina ha sempre respinto le accuse  ribadendo la sua “totale fiducia nell’operato della magistratura”, “Avendo realmente lavorato per la società PRI.BEL, – affermava il politico alla richiesta di rinvio a giudizio – saremo in grado di dimostrare realmente l’attività svolta e la correttezza delle procedure avviate dall’azienda per l’erogazione dei rimborsi da parte del Comune di Catania. E’ doveroso precisare – aggiungeva Messina – che i rimborsi sono stati richiesti solamente per 14 mesi, a fronte dei complessivi tre anni in cui ho prestato la mia attività lavorativa. Si tratta – conclude – di rimborsi richiesti ed erogati nella sussistenza dei presupposti di legge, così come previsti dall’art. 20 della legge regionale n. 30 del 2000.”


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