"Il Consiglio è improduttivo | Così si perdono tante occasioni" - Live Sicilia

“Il Consiglio è improduttivo | Così si perdono tante occasioni”

Intervista al consigliere Tantillo
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Non è soltanto la Gesip a togliere il sonno alla politica palermitana. La situazione di Amat e di Amia Essemme desta più di una preoccupazione, mentre la minaccia di scioperi a catena rischia di mandare ancora una volta Palermo in tilt. Uno scenario drammatico nel quale il consiglio comunale non riesce però a svolgere un ruolo determinante per le continue liti al suo interno, bloccato dai veti di pochi consiglieri e da un regolamento vecchio di trent’anni. Parola di Giulio Tantillo, capogruppo del Pdl a Sala delle Lapidi.

Consigliere Tantillo, partiamo dall’emergenza del momento: la Gesip. Esiste una soluzione al problema?
“Se quello della Gesip viene visto come problema a sé, allora non si va da nessuna parte. È necessario guardare alla situazione generale del Comune, e dal momento che parliamo di un problema occupazionale, per risolverlo va rivista l’intera politica del Comune sull’occupazione, incentivando i pensionamenti anticipati. Bisogna mettere attorno a un tavolo i sindacati, gli amministratori e le istituzioni e individuare le giuste soluzioni. Se, per esempio, la proposta è quella dell’accompagnamento alla pensione, allora dobbiamo chiedere al governo nazionale una legge che riguardi però tutte le aziende, non solo la Gesip. I 40 milioni promessi dal presidente Berlusconi sono importanti, ma non risolvono il problema. Ci vogliono misure strutturali: o non ci fanno pagare l’iva sui servizi, il che garantirebbe una quarantina di milioni in più ogni anno, oppure ci accordano i pensionamenti anticipati. Ma dobbiamo prima essere tutti d’accordo, solo così potremo andare a Roma parlando ad una voce e ottenendo qualcosa. D’altronde hanno già aiutato Catania e Roma, perché non dovrebbero aiutare anche Palermo?”.

Alcuni consiglieri pensano che sia la vicenda Gesip a bloccare l’attività di Sala delle Lapidi. Lei è d’accordo?
“Siamo seri: se il consiglio comunale non si riunisce non è certo per questo, ma perché questo consiglio è bloccato da veti e liti continue. Ci sarebbero tante cose da fare, come i Prusst (Programmi di riqualificazione urbana e di sviluppo sostenibile del territorio, ndr) che darebbero sviluppo ma che da un anno e mezzo sono fermi in Aula, sebbene esitati dalla commissione competente. C’è da approvare il piano casa, che darebbe un tetto a 3-4000 persone e lavoro al comparto dell’edilizia, che in questo momento affronta un momento di crisi; per non parlare del piano regolatore del porto, che farebbe sbarcare nella nostra città molti più turisti e renderebbe quello di Palermo uno dei maggiori porti dell’intero Mediterraneo. Tutte misure che metterebbero in moto l’economia, ma che restano al palo. La verità è che questo è un Consiglio improduttivo, quindi non vedo dove stia lo scandalo se non si riunisce. Se dobbiamo convocarlo per poi non concludere nulla, allora non serve. Deve essere in grado di dare risposte certe, altrimenti è solo uno spreco di denaro”.

Ma allora di chi è la colpa se Sala delle Lapidi non funziona?
“La colpa è di quei consiglieri che non permettono al consiglio di lavorare. Ho sempre detto alle opposizioni di proporre delle delibere, di avanzare delle proposte e noi le discuteremo e voteremo, ma non lo fanno. La colpa è anche del regolamento, che non consente di andare avanti. L’Ars o altri Comuni hanno regolamenti snelli, con tempi contingentati per gli interventi. Il nostro, invece, è vecchio di trent’anni e i tempi non sono certi. Ogni volta, infatti, arrivati alla fase delle comunicazioni si parla a ruota libera e ci blocchiamo. Le comunicazioni, a volte, durano anche quattro o cinque ore, poi subentra la stanchezza e se devi discutere e votare una delibera è ormai tardi. Quante volte ho visto i tecnici degli uffici e gli assessori arrivare e andarsene a casa senza aver ottenuto nulla. Mi spiace dirlo, ma questo Consiglio è tra i più improduttivi della storia della città. Noi non abbiamo la maggioranza assoluta e questo fa il gioco di alcuni consiglieri d’opposizione che ritengono di dover bloccare i lavori. Spesso nemmeno noi del centrodestra siamo tutti e non riusciamo a votare le delibere nemmeno in seconda battuta. Lavoriamo a seconda degli umori e di chi manca”.

Non ritiene che su tutto questo influisca il rapporto non più idilliaco fra il sindaco Cammarata e la sua maggioranza? Non dimentichiamoci che avete votato la nuova convenzione Gesip per dieci giorni e non per 35, come chiedeva il primo cittadino.
“Io non vedo alcun problema fra il sindaco e la maggioranza. Nel corso dell’ultima seduta, con cui abbiamo stipulato la nuova convenzione per Gesip, la trattativa l’ho portata avanti io, in prima persona, quindi so com’è andata. Ho letto tante cose non vere sui giornali, ma sono dichiarazioni fuori luogo di gente che non sa come sono andate veramente le cose. I dieci giorni sono scaturiti da problemi tecnici, e non certo per fantomatici scontri nella maggioranza. Il punto è che dal primo maggio Gesip non sarebbe più esistita, dal momento che la convenzione era scaduta, sarebbe diventata in pratica un debito fuori bilancio. Il consiglio comunale doveva prendersi le proprie responsabilità votando con la nuova convenzione, coinvolgendo anche la giunta. Quella sera mi sono sentito con il sindaco e abbiamo concordato insieme il percorso. Cammarata magari mi avrà detto che la voleva di 15 o 20 giorni, ma non era importante a quel punto”.

Secondo alcune voci, i consiglieri erano spaventati da un possibile intervento della Corte dei Conti.
“Io non vedo conseguenze con la Corte dei Conti. Quando si cominciano a fare certi discorsi, è normale che qualche consigliere si allarmi, ma il pericolo non c’è perché la magistratura contabile eccepisce la perdita, non il lavoro che viene comunque svolto. Qualcuno ha proposto di votare la nuova convenzione per tre giorni, ma non ci sono stati malumori. Ho detto io al Ragioniere che si sarebbe votata la convenzione di dieci giorni, l’ho deciso io. Poi ho parlato con la maggioranza e nessuno ha avuto nulla da obiettare: tutti hanno detto sì. Il resto sono solo favole”.

Passiamo all’Amat. Il presidente Mario Bellavista ha minacciato un decreto ingiuntivo, se il comune non pagherà 140 milioni di euro, che potrebbe mandare in bancarotta Palazzo delle Aquile. La cosa la preoccupa?
“Non voglio rispondere a Bellavista perché altrimenti aprirei una polemica fra il mio partito e quello che lo ha indicato (Pid, ndr). Bellavista è stato nominato da questa amministrazione e dovrebbe venirle incontro, piuttosto che minacciare decreti ingiuntivi. Capisco le sue difficoltà con lavoratori ma quello di Amat è un falso problema, perché i soldi ci sono ma manca liquidità, che è altra cosa. È questione di giorni, attendiamo solo che arrivino alcune entrate, ma il denaro c’è. Non mancano i soldi, come con Gesip, ci vuole solo un po’ di pazienza. Capisco che il ritardo degli stipendi non faccia piacere, ma non è colpa nostra”.

I commissari dell’Amia hanno chiesto 20 milioni in più e Amia Essemme è stata dichiarata insolvente. Riuscirete a risolvere anche queste emergenze?
“Le faccio un esempio: Amat ha chiesto sei milioni in più nel proprio budget. Il consiglio comunale non si è ancora espresso, ma ecco cosa diremo all’azienda: tu hai fatto calcoli per sei milioni in più? Noi non possiamo darteli, quindi devi stringere la cinghia. Quando anche l’Amia, ufficialmente, ci comunicherà di aver bisogno di altri 20 milioni allora studieremo le carte e affronteremo il problema. Voglio comunque precisare che i commissari stanno lavorando benissimo, ma non credo le cose stiano esattamente così, visti i fondi Cipe che abbiamo destinato all’azienda. Per Amia Essemme vedo qualche problema, anche qui valuteremo appena arriveranno le carte”.

L’assessore al Bilancio ha annunciato che tra una settimana la giunta manderà il bilancio in consiglio, ma il presidente Campagna ha dichiarato che non ci sarà nulla da tagliare.
“Il presidente Campagna ha ragione, nel bilancio ci sono solo stipendi, non c’è altro. Lo valuteremo e lo voteremo così come ce lo mandano, proprio perché non c’è nulla da tagliare”.

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