Il crollo e le famiglie sgomberate a Catania: no a nuove indagini

Il crollo e le famiglie sgomberate a Catania: no a nuove indagini

Lo ha deciso la Procura generale etnea
VIA CASTROMARINO
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CATANIA – La Procura generale ha formalmente detto di no. Non saranno riaperte le indagini sul crollo tra via Castromarino e via Plebiscito del 20 gennaio 2020. Un episodio che ha costretto alcune famiglie a lasciare le proprie case e che “solo per mera fortuna”, secondo il loro legale, non ha provocato delle vittime.

L’avvocato delle famiglie, il penalista catanese Giuseppe Lipera, aveva chiesto alla Pg di avocare le indagini a sé o comunque di dichiararle riaperte. Ma per la Pg la richiesta è inammissibile, dato che c’è già un decreto di archiviazione  a definire il procedimento. Per la Procura il crollo fu un evento imponderabile, dunque non ci sono colpevoli.

La posizione della Procura

Per dare la colpa di quanto è avvenuto a qualcuno, ha scritto la Procura nell’archiviazione, questo presupporrebbe di “muovere un rimprovero all’agente”. “Rimprovero che – hanno aggiunto i magistrati – nel caso in esame non è possibile elevare”. In poche parole gli inquirenti la vedono in maniera opposta rispetto ai residenti: nessuno ha commesso errori.

In questo modo l’indagine si è chiusa senza alcuna attribuzione di responsabilità, nonostante le istanze e le richieste delle famiglie, che continuano a chiedere di indagare ancora. L’avvocato Lipera chiedeva di indagare ancora perché, nonostante i lavori in zona sarebbero teoricamente potuti riprendere a febbraio 2020, di fatto non sono mai stati ripresi.

I lavori tuttora fermi

Si tratta, va ricordato, dei lavori di “prolungamento della rete ferroviaria nella tratta metropolitana di Catania dalla Stazione Centrale all’Aeroporto – Tratta Stesicoro – Aeroporto LOTTO I”.

Un’opera che è tuttora ferma. Peraltro le famiglie ricordano che la cosiddetta “talpa”, lo strumento che era in azione in quei giorni – a cui le famiglie hanno sempre attribuito una responsabilità in relazione al crollo, anche se il punto non ha mai convinto gli organi investigativi – da allora non sarebbe stata “spostata di un millimetro”.

Quella notte, aveva ricostruito l’avvocato Lipera, l’edificio che faceva angolo con via Plebiscito subì “un rovinoso crollo a causa dell’improvviso svilupparsi di una profonda e vasta voragine nel cortile interno dello stesso”. E il tutto “contestualmente al passaggio della cosiddetta talpa”, utilizzata dalla ditta al lavoro.

Per queste ragioni la difesa annuncia che sarà fatto ricorso nuovamente. Il legale, in un messaggio, fa sapere: “Non ci arrenderemo”.


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