Ora Raffaele “Il distruttore” deve provare a inventarsi in un abito inedito. Dovrà costruire davvero. Non potrà più edificare i ponti di cartapesta che l’hanno sorretto fin qui. Erano leggeri, con la data del crollo incorporata. Servivano giusto il tempo per il passaggio sul filo, da un equilibrio precario all’altro, nulla di durevole. Anche il Partito del Sud era un alibi, un artificio per respirare, la bugia di un’ora. Raffaele “Conan” è stato bravo a insinuare il tarlo in casa altrui. Ha seminato bombe nei campi di battaglia a destra e a sinistra, raccogliendo la notizia delle macerie con interesse. Lui- e lo sa da navigato nocchiero – è un vaso di coccio del potere, garantito appena appena dalla debolezza e dalle divisioni altrui.
Adesso non basterà il talento smagato dello smagliatore, dello scucitore di professione. La clessidra non è più amica, è un guardiano inesorabile. Ogni goccia piove rovente sul tessuto fragile della sopravvivenza lombardiana. La fine è nota. Miccichè – il suo mai amato amico – sta per tornare alla casa del Padre, dal cui corpo mistico in fondo mai si era diviso. L’Udc potrebbe lanciare una ciambella o guardare affondare il Titanic catanese con gelida soddisfazione. Perfino Lupo del Pd si è esposto col suono di un insolito ruggito: “Lombardo scelga, sta con Berlusconi o no?”. C’è un momento in cui anche il più bravo dei prestigiatori è costretto a ripiegare i ferri del mestiere nella valigetta e dichiarare con solerte mestizia: “Signore e signori, lo spettacolo è finito”.
Basta trucchi. Se ne avrà il tempo, Raffaele Lombardo dovrà tessere una trama diversa, scegliere sul serio una costruzione di prospettiva, non una tela di Penelope da fare e disfare. E non è detto che gli sia data l’occasione. Se fosse, riuscirà Conan “il barbaro” a ragionare da capocantiere di un progetto a lungo termine? Saprà indossare, senza illusioni ottiche e con tutti i rischi che ciò comporta, i vestiti nuovi da aspirante imperatore?