PALERMO – “La crisi del comparto vitivinicolo siciliano va affrontata con serietà perché molteplici e variegate sono le cause. Il preoccupante silenzio calato sulla vicenda da alcuni giorni dimostra, infatti, che le passerelle mediatiche o le proteste sterili non servono: davanti a nodi complicati come il cambiamento climatico o l’aumento vertiginoso del costo delle materie prime non servono interventi sporadici ed estemporanei, bisogna mettere in campo risposte strutturali e che diano certezze agli agricoltori”. Così il presidente di Ali-Autonomie locali italiane Sicilia, Domenico Venuti, che rilancia il tema della crisi del comparto vitivinicolo nell’Isola.
Venuti: “In ballo c’è il futuro delle famiglie”
La Regione Siciliana ha stimato in 351 milioni di euro l’entità dei danni relativi alla vendemmia 2023, con la peronospora che ha massacrato le piante. “Questa crisi non può essere trasformata in uno scontro politico – aggiunge Venuti -, in ballo c’è un settore portante come l’agricoltura che rappresenta una grossa fetta della nostra economia. Il cambiamento climatico e gli eventi atmosferici estremi, come le eccezionali ondate di maltempo, i picchi di temperature e l’aumento del costo delle materie prime, sono ormai realtà e il nostro sistema agricolo non può non tenerne conto. Davanti al disastro della vendemmia 2023 non possono bastare, quindi, le promesse vaghe del governo regionale che ha annunciato un ‘intervento normativo’ in Finanziaria e che ha chiesto lo stato di calamità per sei province. La politica abbia uno scatto in avanti, promuova dei tavoli con gli esperti e si impegni ad affrontare il problema organicamente. C’è bisogno di un tavolo serio, con risposte circostanziate e specifiche a un settore che dà lavoro a centinaia di famiglie in Sicilia”. Il presidente di Ali Sicilia pensa a “un confronto che guardi, se necessario, anche a una riprogrammazione di tutto il sistema delle colture tenendo conto – conclude Venuti – dei cambiamenti e delle nuove condizioni poste dalla natura”.