Il dolore al bar di Giuseppe: | "Per noi era come un figlio" - Live Sicilia

Il dolore al bar di Giuseppe: | “Per noi era come un figlio”

Il ricordo di amici e colleghi
di
2 min di lettura

In via Bergamo 37 è un viavai di persone che escono con gli occhi bassi. Giuseppe Mario Parisi, il 21enne che si è suicidato gettandosi dal ponte Corleone a Palermo credendo di aver ucciso un bambino dopo averlo investito con la sua Smart, lavorava come barista al bar dei Mulini. All’interno del bar c’è un silenzio straziante. A bassa voce tre ragazzi parlano tra di loro al bancone del bar. Occhi rossi e gonfi. Nessun sorriso. “Se rifletteva prima di compiere quel tragico gesto, forse..” I forse che oggi, non cambiano la realtà. “Non posso credere che Giuseppe non ci sia più. Non ci voglio credere. Perché non si è fermato a controllare le condizioni del bambino? Un dramma che poteva essere evitato”.

La titolare del bar ha lo sguardo perso nel vuoto. Ascolta i clienti parlare di Giuseppe, e tra un pacchetto di sigarette e uno di caramelle, prende un fazzoletto per asciugarsi una lacrima che le scorre sul viso. Una signora con i capelli neri si avvicina “Mio marito, tornando dal lavoro ad ora di pranzo, mi ha raccontato quello che è successo. Ho sentito la notizia sta mattina al telegiornale ma mai avrei potuto immaginare. Non ci volevo credere quando mi ha detto il suo nome. Come ha fatto un così bravo ragazzo a prendere una decisione talmente drastica? Ho subito pensato ai suoi genitori, a lei. Giuseppe..”

Al nome del ragazzo la titolare del bar non riesce più a trattenere le lacrime. “Per me era come un figlio. Lavorava qua da più di un anno. È proprio un bravo ragazzo”. Poi si corregge. “Era proprio un bravo ragazzo. Gliel’ho detto che per me era come un figlio? Quando muore un ragazzo si parla sempre bene per portare rispetto ai morti anche se poi in realtà era il ragazzo più cattivo del mondo. Lui era buono davvero. La verità è che si merita solo belle parole. Un ragazzo sempre allegro, solare e sorridente. Con la testa sulle spalle e sempre preciso sul lavoro. Conoscevo pure i suoi genitori. Un duro colpo per tutti noi. Nel quartiere lo adoravamo tutti. Ancora non ci credo.” Davanti al bar un ragazzo asciuga le lacrime ad una ragazza.

Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI