PALERMO – Via Roma e il mercato Ballarò, sono le due facce di una stessa città. Deserta la prima, tanta gente in giro nel secondo. Siamo lontani dalla folla dei giorni “normali”, ma altrettanto lontani dal rispetto dei divieti in una stagione dove nulla è normale.
Siamo in emergenza sanitaria: non tutti i palermitani la stanno affrontando nel modo corretto. Sono la minoranza, ma i piccoli numeri hanno un valore molto più pesante quando c’è da fronteggiare un nemico invisibile.
La gente fa la fila con ordine davanti ai supermercati, alle farmacie, ai bancomat, ai panifici, mantenendo la distanza di sicurezza. Al contempo si formano assembramenti davanti agli uffici postali, quando la fila per lo sportello automatico si intreccia con quella di chi attende di entrare nelle agenzie, o davanti alle bancarelle di frutta e verdura. In corso Camillo Finocchiaro Aprile sono tornati gli abusivi, compresi quelli dei furgoncini che vendono il pane per strada. I controlli non si ci sono, o se ci sono non si vedono.
È la Palermo di chi da sempre vive nel sottobosco dell’illegalità per campare. Anche di loro si dovrà tenere conto quando ci sarà da ripartire dalle macerie di un’economia che boccheggia. Chi sostiene il contrario si scontra con una realtà che non si può fare finta di non vedere. È vero che l’abusivismo è inaccettabile, che tanti godono di sussidi e nel frattempo lavorano in nero, ma altrettanto vero è che negli anni l’abusivismo per tanti è stato una necessità. In ballo c’è la tenuta sociale di un’intera comunità. Quando si ripartirà e come? La sensazione, netta, è che si è già in ritardo, che fra non molto si dovrà affrontare l’indigenza di tante, troppe persone.
Ora è il momento del rispetto dei divieti sanitari. E allora i capannelli di gente, le chiacchiere superflue, le bancarelle all’aria aperta in teoria vietate a Ballarò come negli altri mercati storici, la Vucciria e il Capo, o agli angoli delle strade secondarie diventano una beffa per chi in via Roma ci vive e ci lavora, ma si attiene alle regole. Non esce di casa, non apre i negozi e ascolta il suono della voce registrata che dalla strada invita a stare a non uscire “per tutelare la salute”. Vendere beni essenziali si può, fregarsene delle regole no. Nel frattempo bisogna affrontare subito l’aspetto economico dell’emergenza.