Il Dpef 2017-2019 arriva all'Ars | "Precari in un'agenzia pubblica" - Live Sicilia

Il Dpef 2017-2019 arriva all’Ars | “Precari in un’agenzia pubblica”

Il documento del governo Crocetta affronta anche il nodo del precariato.

PALERMO – “I documenti finanziari in corso di predisposizione impongono una decisa azione di governo per la risoluzione di due problematiche spinose: la crisi finanziaria delle ex Province regionali e il precariato negli enti locali”. Lo scrive il governo Crocetta nel Dpef 2017-2019. Per quanto riguarda le ex Province “il governo intende trasferire alla Regione la funzione legata all’istruzione inclusi gli aspetti sociali”. E “propedeutiche a tale attività, per la quale saranno stanziate le risorse aggiuntive, saranno definiti costi standard per il funzionamento delle scuole e parametri uniformi per l’assistenza agli alunni disabili”. Sull’altro fronte, “‘l’obiettivo del governo regionale di porre fine al precariato ultraventennale, che coinvolge circa 15 mila soggetti negli enti locali, si basa sulla stabilizzazione negli enti utilizzatori in funzione dei posti in pianta organica disponibili e in via residuale sull’assunzione a tempo indeterminato, part-time, presso un’agenzia pubblica che possa riassegnare i lavoratori in funzione delle esigenze”.

Poi, si legge: per il governo “la politica dei tagli orizzontali deve considerarsi superata, ma l’azione puntuale di revisione della spesa è solo all’inizio e deve continuare a operare affinché siano definitivamente abbandonate le logiche di previsione basate sulla spesa storica: solo con un’analisi approfondita degli elementi che determinano la spesa, infatti, si possono ricondurre a effettivi fabbisogni gli stanziamenti di bilancio e si possono efficacemente contrastare sacche di inefficienza e rendite di posizione che sottraggono risorse agli investimenti produttivi. E’ indubbio – scrive il governo nel documento di programmazione economico-finanziaria – che il primo passo in questa direzione è costituito dal riordino degli enti regionali, obiettivo già inserito nella legge di stabilità finanziaria ma i cui effetti, anche in termini di proposte legislative, pur se già elaborate, non sono state ancora sottoposte all’Assemblea regionale”. “Da questo punto di vista l’adempimento imposto dal governo nazionale con l’accordo del 20 giugno 2016 di ridurre gli impegni correnti del 3% a favore degli investimenti per gli anni 2017-2020 costituisce un utile alleato per la necessaria azione di ricerca di qualità nell’allocazione delle risorse – prosegue il Dpef – La gestione corrente è e sarà per i prossimi anni appesantita dall’onere del ripiano annuale dei disavanzi (costo annuale 300 milioni di euro) e della spesa per interessi e quota capitale pari a circa 400 milioni di euro. Il governo regionale deve dunque impegnarsi a mantenere costantemente alta l’attenzione affinché non si ripetano gli errori del passato soprattutto nella stima delle entrate e a porre, nel futuro, una sempre maggiore cura all’adeguamento tra spesa autorizzata e risorse finanziarie disponibili, processo agevolato dal nuovo sistema contabile basato sul principio della competenza finanziaria potenziata”.

Quantificato anche il budget per lo sviluppo: la Regione potrà spendere da qui ai prossimi anni 10,8 miliardi di euro. E’ la somma dei fondi Ue per la programmazione 2014-2020, di altre risorse comunitarie e del plafond del Patto per la Sicilia. Nel dettaglio, 4,557 miliardi è la cifra della nuova programmazione, 820 mln per il sociale, 2,212 miliardi per l’agricoltura, 978 milioni per la pesca e 2,320 mld di fondi per gli interventi inseriti nel Patto per la Sicilia.

Nel Dpef, inoltre, il governo Crocetta sottolinea che gli accordi con lo Stato sottoscritti nel 2014 e nel 2016 hanno prodotto un saldo positivo di circa 2,1 miliardi di euro. “Con il primo accordo a fronte del riconoscimento dello Stato per 536 milioni di euro e alla mancata applicazione dell’infrazione per lo sforamento del patto del 2013 per 730 milioni, la Regione ha rinunciato a ricorsi per un ammontare di 555,4 milioni e agli effetti di altri al momento dell’accordo pendenti: per un ammontare potenziale di 5,367 miliardi ma il cui successivo esito delle sentenze è stato negativo per la Regione. Il saldo quindi è già, fin da allora, nettamente positivo per 703 milioni”, sostiene il governo nel Dpef. “Ma anche ad analizzare i successivi ricorsi – insiste – la bilancia è sempre pendente a favore della Regione. Infatti, dall’esito degli stessi, con l’accordo di giugno, la Regione rinuncia agli effetti dell’unica sentenza favorevole stimati in 232 milioni una tantum a fronte di un entrata certa annuale di 1,685 miliardi”.

 

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