“Lo statuto autonomista della Sicilia è di gran lunga più avanzato degli assetti federali che si stanno organizzando”. Parola del presidente della Camera, Gianfranco Fini, oggi nel Trapanese per una serie di appuntamenti istituzionali.
Il fondatore di Fli non si risparmia, a iniziare dai commenti sulla “vivace” situazione nazionale. “La politica per il momento – spiega durante la visita a Marsala- è sugli spalti, il rischio è che riesca ad appassionare unicamente gli ultras mentre aumenta la quota di società che mostra indifferenza verso la politica e le istituzioni, per fortuna rimane fuori dalla mischia il Quirinale”. E come se non bastasse “C’é qualcuno che è convinto di essere superman e dice: ‘faccio tutto io’. Ma non è possibile, serve condivisione”.
Condivisione che per Fini è “essenziale” perchè “Siamo in presenza di sfide che si affrontano e si vincono tutti insieme, Unione europea in testa, o c’é il rischio di alimentare sterili balletti di responsabilità e rifugiarsi in inutili polemiche che non aiutano ad affrontare il problema”.
Fini incontra poi gli studenti e con loro parla di occupazione. “Meglio un contratto di lavoro unico per le assunzioni a tempo indeterminato – dice – anziché questa inaccettabile flessibilità con tante tipologie contrattuali. Ma diamo la possibilità ai datori di lavoro di licenziare”.
Rivolgendosi poi agli industriali, a poche ore dal grido d’allarme lanciato da Emma Marcegaglia, il presidente della Camera sottolinea la necessità di cercare “tre o quattro elementi che ci possono unire”. “Non si riesce a creare – spiega – un’agenda politica con le questioni che interessano le imprese. Il paradosso è che si condividono le analisi, in alcuni casi si indicano le stesse ricette. Poi tra il dire e il fare c’é la barriera della propaganda”.ù
Fini ha poi lasciato Marsala per fare tappa a Castelvetrano, dove ha visitato un feudo confiscato alla mafia. Lo stesso paese natale del superlatitante Matteo Messina Denaro indicato come il nuovo capo di Cosa Nostra. Il fondo, in contrada Giallonghi Sant’Alessio, apparteneva a Francesco Geraci, gioielliere e amico del boss. Divenuto collaboratore di giustizia Geraci raccontì di avere avuto un ruolo, nel settembre 1992, nel tentato omicidio dell’allora commissario di Pubblica sicurezza di Mazara del Vallo Rino Germanà. Nella casa del gioielliere la polizia, il 27 settembre 1996, scoprì un caveau dove erano nascosti gioielli, lingotti e monete d’oro, orologi di lusso e brillanti per un valore di oltre due miliardi di vecchie lire, di proprietà di Totò Riina che aveva trascorso parte della sua latitanza proprio a Mazara del Vallo. Nel fondo sono stati realizzati alcuni uffici comunali e la nuova sede della Tenenza della Guardia di Finanza, mentre è in fase di ultimazione la sede del nuovo Commissariato che ospiterà anche la Polizia Stradale. La Diocesi di Mazara del Vallo si è impegnata a costruire nello stesso terreno una chiesa che sarà intitolata a San Paolo.
“Castelvetrano – ha detto il presidente della Camera – è un bel simbolo di cosa significa sinergia tra le istituzioni. I simboli contano. Lo Stato vince giorno dopo giorno se c’é collaborazione, pieno rispetto per la legalità e la forza dell’esempio. Oggi Castelvetrano è associata a un noto mafioso piuttosto che a un illustre filosofo come Giovanni Gentile a cui ha dato i natali. La legalità è un abito mentale e l’esempio che dà tanta gente comune, che va onorata, deve essere nel cuore di ciascuno di noi”. Per Fini però nella lotta alla mfia si può fare di più. “Se vogliamo dare una motivazione in più ai magistrati, alle forze dell’ordine e ai cittadini – sottolinea – dobbiamo dimostrare che le istituzioni sanno lavorare insieme, che la legge è uguale per tutti e coloro che devono pagare il loro conto con la giustizia devono farlo”.