Il Festino di Lagalla: "Palermo, Santuzza e rimpasto..."

Il Festino di Lagalla: “Palermo, Santuzza e rimpasto…”

Il Festino, ma non solo. Uno sguardo al futuro. Nessun cambio. Per ora.
INTERVISTA AL SINDACO
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4 min di lettura

Sindaco, cosa rappresenta per lei questo Festino numero 399?
“Santa Rosalia è da sempre la Festa dei palermitani che ha sempre racchiuso un importante senso di appartenenza e di speranza, perché è proprio alla nostra Santuzza che noi palermitani rivolgiamo le nostre speranze, i nostri intenti e le nostre paure al fine di ricevere una guida, un’ispirazione che possa segnare il percorso da seguire. Continuerò sempre a immaginare Santa Rosalia come a una festa e a una celebrazione che unisca i cittadini di Palermo”.

Non è stato facile comunicare con il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, sommerso dagli appuntamenti per il Festino e dalle quotidiane incombenze. Dopo tanti rimandi trafelati, ci siamo riusciti.

Come arriva a questa seconda edizione da sindaco?
“Con la consapevolezza di aver rimesso sui binari un treno deragliato e fermo da alcuni anni. Sono tante le emergenze alle quali abbiamo lavorato e, senza dubbio, arrivare a questo Festino, avendo curato la brutta, triste e disdicevole ferita del cimitero dei Rotoli è un successo che toglie a Palermo una vergogna a livello nazionale e restituisce dignità a un luogo sacro, ai defunti e alle loro famiglie. Stiamo lavorando per riorganizzare la macchina comunale con la consapevolezza di dover fare ancora tanto. Ecco, a questa macchina ora manca la spinta del motore del bilancio, che speriamo di avere nel giro dei prossimi giorni, grazie anche al lavoro del Consiglio comunale per dare ai palermitani quelle risposte che meritano, ad esempio in termini di igiene urbana e manutenzione delle strade”.

Durante la conferenza stampa di presentazione, lei ha elogiato i suoi assessori. Il rimpasto si fa o non si fa? E, se sì, quando?
“Ho parlato di esigenze legittime da parte dei partiti, ma ho anche detto, e ribadisco con fermezza, che, specialmente in questo momento, l’esigenza che viene prima di qualsiasi cosa è la città e, di conseguenza, l’approvazione del bilancio è la priorità. Qualsiasi altra cosa verrà successivamente”.

Ma lei è soddisfatto dei risultati raggiunti?
“Torno a dire: molte sono state le cose fatte da questa amministrazione e in condizioni non facili, perché abbiamo dovuto rimettere a posto documenti contabili che mancavano da anni. Insomma, siamo riusciti a fare e senza un euro da poter spendere. Oltre all’emergenza cimiteriale e ai bilanci approvati e al Patto con lo Stato, mi riferisco ai cantieri come quello di via Crispi e di via Roma terminati, alla semplificazione delle procedure per le attività produttive, all’azzeramento delle liste d’attesa per i progetti di vita personalizzati per soggetti fragili. La gente non attende più sei mesi prima di fare una carta d’identità, oggi l’attesa massima negli uffici è di un mese. Ma sarò soddisfatto quando riusciremo a dare risposte ancora più tempestive alla città”.

Dall’alto del Carro che Palermo si aspetta di vedere, tra un anno, in occasione del quarto centenario?
“Insieme all’arcivescovo Corrado Lorefice abbiamo deciso di lavorare insieme all’edizione del Quattrocentesimo del prossimo anno per dare un messaggio di unità alla città e, speriamo, di soddisfazione ai palermitani. Dunque, il mio auspicio è di vedere Palermo più unita e più orgogliosa”.

Il beato Pino Puglisi e Biagio Conte sono esempi irraggiungibili?
“Non so se irraggiungibili, ma senza dubbio unici. Nell’anno della scomparsa di fratel Biagio e nel trentesimo anniversario dell’uccisione di padre Pino Puglisi direi che sia venuto quasi naturale dedicare questa edizione del Festino a queste due figure che hanno fatto la storia della città e a loro ispirarsi. Padre Puglisi e fratel Biagio hanno rappresentato il meglio di Palermo, sarà impossibile emularli, ma abbiamo tutti il dovere, a cominciare dalle istituzioni, di non disperdere le loro eredità e testimonianza”.

Cosa prova un sindaco quando grida: “Viva Palermo e Santa Rosalia!”?
“Dopo una sola edizione da sindaco non posso dire di essermi abituato a questa tradizione, ma non credo che riuscirei mai ad abituarmi a un’emozione così forte che si prova già nella settimana che porta al Festino. Sento l’attesa come la sente tutta la città. Come è successo lo scorso anno quando sono salito sul carro con due medici per rendere simbolicamente omaggio al personale medico che ha combattuto la pandemia, anche quest’anno sono felice di condividere questa emozione con don Pino Vitrano e una mamma da più di dieci anni impegnata nel sociale nel Centro di accoglienza Padre Nostro di Brancaccio”.

Qual è la peste di Palermo?
“In questi giorni ho sempre molto apprezzato le parole dell’arcivescovo Lorefice, il quale ha sempre fatto l’appello di liberarci da un egoismo che domina la società di oggi. Fin dall’inizio del mio mandato, ho sempre sostenuto che noi da soli non vinciamo. L’amministrazione da sola non può assumersi il compito arduo di prospettare un futuro che sia svincolato da un contributo responsabile di tutti i cittadini e di tutte le forze di Palermo. È fondamentale innanzitutto il coinvolgimento, la corresponsabilizzazione dei cittadini per far ricrescere la città”. (rp)


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