Il gigantesco ficus macrophylla del Giardino Garibaldi e lo Steri: un monumento verde e uno di pietra che convivono a piazza Marina fronteggiandosi e dialogando. A questo rapporto tra l’albero con la chioma più grande d’Europa – sottoposto di recente a un intervento di “restauro” sotto l’egida delle autorità di tutela – e il palazzo costruito dai Chiaromonte nel Quattrocento, è dedicata la mostra fotografica “Ficusteri” dell’artista Margherita Bianca, che si inaugura mercoledì 7 novembre 2012 alle 18.30 nella Sala delle Armi dello Steri
Trentasette fotografie, quattro pitture su carta e una scultura di tessuto interagiranno con lo spazio della Sala, in stretta connessione con la piazza in cui svetta il ficus. Un’iniziativa inserita nell’ambito della manifestazione “Le Vie dei tesori” (e quindi visitabile anche il sabato e la domenica dalle 10 alle 18) e sostenuta da Banca Nuova. Margherita Bianca è nata a Treviso, vive a Palermo dove lavora come artista, realizzando installazioni nei giardini storici degradati e spazi urbani periferici, utilizzando metalli e materiali riciclati. Con il suo lavoro cerca di dare dei segnali di attenzione anche culturale ai luoghi, non usandoli soltanto come sfondo, ma proponendo delle opere che possano valorizzarli e soprattutto coinvolgano gli abitanti della zona che con esse dovranno, anche se temporaneamente, convivere. Attualmente il suo interesse è rivolto ai temi del paesaggio che esplora attraverso il mezzo fotografico indagandone i molteplici aspetti, assecondandone colori e forme secondo una visione pittorica.
All’inaugurazione sarà presente, tra gli altri, il rettore Roberto Lagalla. L’esposizione, illustrata da un catalogo che contiene un testo a cura del filosofo del paesaggio Massimo Venturi Ferriolo, esplora la relazione tra i due protagonisti di piazza Marina. “L’edificio storico dello Steri – dice l’autrice – ospita il rettorato: amministra in qualche modo il sapere. Cultura e natura, questi due esempi paradigmatici, rappresentano un’occasione di confronto stimolante. L’idea è di mettere in relazione i due sistemi, instaurando nuovi rapporti”. “Una mostra che esplora le relazioni tra il dentro e il fuori – dice il rettore, Roberto Lagalla -. Un evento simbolicamente importante per un Ateneo che si è dato come obiettivo quello di abbattere i paletti con il territorio tanto da scegliere di chiamarsi “Univercittà”.