GELA – Sulla realizzazione del più grande impianto fotovoltaico d’Europa, il cosidetto ‘ciliegino’ in contrada “Zai” a circa 7 km dal centro di Gela, continuano ad aleggiare forti dubbi sugli investimenti provenienti dalla cooperativa Agroverde, presieduta da Stefano Italiano, quest’ultimo indagato dalla Procura di Gela nel 2008 con l’accusa del riciclaggio di capitali mafiosi. Italiano fu assolto due anni dopo con formula piena ma nel 2011 la Procura Generale impugnò la sentenza riaprendo il procedimento. I dubbi rimangono dunque ancora forti su un progetto che coinvolgerà 230 ettari con l’istallazione di 233 mila pannelli solari.
Fra le aziende che partecipano alla realizzazione dell’opera c’è anche la Mondello Spa di Emanuele Mondello, imprenditore gelese segnalatosi per essersi aggiudicato degli appalti nella ricostruzione dell’Aquila in cui inserì tredici dipendenti con precedenti penali anche di stampo mafioso. Mondello viene inoltre segnalato dal’ex boss gelese Carmelo Barbieri, adesso collaboratore di giustizia, che parla di “soldi consegnati a Daniele Emmanuello», quest’ultimo referente della famiglia mafiosa di Gela.
Il presidente della Regione Siciliana Rosario Crocetta, in un’intervista rilasciata a Il Fattoquotidiano, si dice soddisfatto del progetto ‘ciliegino’ ma allo stesso tempo incalzato sulla presenza di Italiano e la sua Agroverde replica più volte: “Chi viene estorto è comunque un imprenditore che ha avuto a che fare con la mafia, però chi denuncia – conclude Crocetta – ha dirittto al credito visto che collabora con la giustizia”.
Emilio Giudice, direttore della riserva Biviere di Gela, anche quest’ultimo intervistato dal Fattoquotidiano ammette invece che “In un progetto così vasto all’interno della piana di Gela si trovano accordi politici e non. Il Comune è complice perchè punta al 3% dei fondi. Dopo l’Eni questa è la devastazione peggiore che si sta attuando”.