Il giallo della dedica ai detenuti| Polemica a Belmonte Mezzagno - Live Sicilia

Il giallo della dedica ai detenuti| Polemica a Belmonte Mezzagno

Il cantante neomelodico napoletano Gianni Celeste ha dedicato o no una canzone di detenuti durante il concerto? Sul web si accende la polemica. Il sindaco: "Fatti pretestuosi"

Durante il concerto di Gianni Celeste
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BELMONTE MEZZAGNO  (PALERMO) – La dedica ai carcerati c’è stata o no? Questo è il dilemma. E sul web si accende la polemica.

Oggetto dell’acceso scontro dialettico è il concerto di Gianni Celeste dello scorso 21 settembre a Belmonte Mezzagno. C’è chi sostiene che il cantante neomelodico partenopeo, in chiusura di esibizione, abbia dedicato un brano della scaletta a “coloro che non possono essere presenti e agli ammalati”. E poi, a seguire, musica e testo di “Nu latitante”, cavallo di battaglia di Celeste, questo sì dal significato inequivocabile. Siamo tra l’altro in una zona dove bazzicava spesso uno dei pochi mafiosi latitanti rimasti in circolazione: Antonino Messicati Vitale, affiliato al clan di Bagheria, ma con molti interessi a Belmonte Mezzagno. C’è, però, chi il richiamo ai detenuti da parte di Gianni Celeste dice di non averlo sentito proprio. Persino i carabinieri che erano presenti smentiscono. E c’è pure chi, come il sindaco del paese nel Palermitano, sostiene che si tratti di una polemica pretestuosa.

Il primo a sollevare la questione sulla pagina “Belmonte Informa” di facebook è stato Valerio Barrale. Si tratta del figlio dell’ex sindaco Saverio, zio dell’onorevole Saverio Romano, che nell’agosto del 2011 si dimise all’indomani della decisione del Consiglio dei ministri di rimuovere i vertici dell’ufficio tecnico “per inadempienze e inerzia dei dipendenti”. Il primo cittadino contestava la relazione dell’ex prefetto di Palermo, Giuseppe Caruso, inviata al Viminale. Lo stesso Caruso pochi mesi prima aveva addirittura chiesto lo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose. Una proposta bocciata dal Consiglio dei ministri. Il responsabile del dicastero delle Politiche agricole era allora Saverio Romano che però non partecipò al voto.

“Cari amici, esprimo tutta la mia personale indignazione per i vergognosi messaggi diseducativi e anticulturali che venerdì sera sono stati lanciati dal cantante napoletano Gianni Celeste nel suo concerto – scive su facebook Valerio Barrale -. Salutare criminali mafiosi, sia latitanti sia liberi e in pubblica piazza, è qualcosa di disdicevole che ci riporta dritti agli anni più bui della storia di Belmonte Mezzagno. Da cittadino di questa comunità mi vergogno profondamente di tutto ciò e credo che qualcuno dovrebbe chiedere scusa a tutti i belmontesi che amano la legalità e che pensano che una comunità sana può costruirsi solo su messaggi positivi e improntati al rispetto delle Istituzioni e del principio di legalità. Infine – conclude – la mia più grande preoccupazione è legata all’assordante silenzio con cui le Istituzioni belmontesi hanno acconsentito che ciò si verificasse senza nemmeno avvertire il pudore di chiedere scusa subito dopo”.

A replicare interviene Pietro Di Liberto, eletto sindaco nel maggio scorso in una lista civica appoggiata dal centrosinistra con in testa il Pd. “Non ho assistito personalmente al concerto – dice a Livesicilia –, ma chi c’era smentisce l’episodio della dedica”. E dunque? “Si tratta di una polemica montata ad arte”. Una bufala? “Artificiosamente costruita per tirare in ballo l’amministrazione comunale”, aggiunge convinto il primo cittadino. Una tesi, la sua, confermata dai militari presenti in piazza che nulla di strano hanno sentito. Che sia sfuggito anche alle loro orecchie?

Per la cronaca. Il concerto, precisa dal Palazzo di città, non è stato organizzato dal Comune, ma da alcuni privati ed è stato regolarmente autorizzato dalle forze dell’ordine.


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