Il governo Crocetta? Un pericolo | Tutti i "rovinati" dal governatore - Live Sicilia

Il governo Crocetta? Un pericolo | Tutti i “rovinati” dal governatore

Assessori "bruciati" sull'altare della realpolitik o che si sono arresi di fronte all'impossibilità di cambiare qualcosa. Ma anche consulenti e amministratori voluti e poi dimenticati. Ecco i loro nomi e le loro storie.

PALERMO – La storia di Piergiorgio Gerratana ricorda un po’ quello spot. Quello della signora reduce da un meraviglioso viaggio ai Caraibi, costretta a ricercare le emozioni di quel mare nella propria angusta vasca da bagno. Dalla giunta della rivoluzione al consiglio comunale di Rosolini, l’effetto sarà forse molto simile. Anche perché l’avventura del giovane politico renziano ebbe la durata, appunto, di una vacanza. Un’escursione nell’alta politica che per poco non scatenava una guerra aretusea, con tanto di promessa (o meglio, annunciata promessa) di una denuncia per “voto di scambio” nei confronti di Crocetta. Tutto rientrato, ovviamente. Come è rientrato Gerratana, tra gli scranni del Consiglio. Spremuto per un mese, e via.

Rovinato dal presidente. E “marchiato” da un’esperienza politica finora tutt’altro che esaltante. Gerratana, come tanti altri. Ultima, solo in ordine di tempo, Marcella Castronovo. Motivi personali, per l’ormai ex assessore alla Funzione pubblica. Questa la vulgata ufficiale. Ma probabilmente c’è di più. Fonti vicine all’Udc parlano anche del malumore dell’ex vicesegretario di Palazzo Chigi sull’andazzo del governo. Un malumore, del resto, evidenziato già in passato da un altro assessore giunto da Roma. Luca Bianchi era venuto per sistemare i conti. Ma alla fine, anche lui ha dovuto alzare le braccia. Arrendersi e andare via. Il motivo formale, stavolta, è da ritrovare negli ostacoli sorti nei confronti del cosiddetto “salvaimprese”: il mutuo da un miliardo per ripianare i debiti soprattuto nei confronti delle aziende sanitarie. Ma dalle carte dell’inchiesta sulle assunzioni a Sicilia e-Servizi emerge altro. Proprio Bianchi, insieme al “collega” Nicolò Marino, ha descritto ai giudici contabili quel “modus operandi” assai originale: giunte convocate all’ultimo momento, delibere consegnate all’ultimo secondo e sale di Palazzo d’Orleans popolate da personalità non legittimate a stare lì. E così, anche Bianchi si è scottato ed è tornato a casa. Nico Torrisi, invece, non l’ha presa affatto bene. Ed è difficile dargli torto. Dal vertice di Ferderalberghi viveva il ruolo di imprenditore con quella discreta dose di visibilità che non fa mai male. Chi gli sta vicino racconta di quanto fosse restìo ad accettare, inizialmente, la proposta dell’Udc di entrare nel “Crocetta bis”. L’ok giunse solo dopo le rassicurazioni di un impegno serio e duraturo al governo. E invece, cinque mesi e via. Tanti saluti anche anche a lui. E l’impressione che la giunta della “rottura col passato” si tramuti in una semplice “rottura”.

Rovinati col paracadute

Ne sa qualcosa Ester Bonafede. Per lei, cuffariana convertita alla missione dell”anti-Cuffaro”, la necessità di lasciare (dopo qualche mese, a dire il vero, di imbarazzante coabitazione) la poltrona di Sovrintendente della Fondazione orchestra sinfonica siciliana. Poi, come detto, il nuovo governo e tanti saluti sia al ruolo di assessore che di sovrintendente. Rovinata. Al punto da pensare già a qualche possibile paracadute (il ritorno alla Foss o addirittura un clamoroso rientro in giunta?). Del resto, il rientro dalla finestra, dopo l’uscita dalla porta, è pratica già conosciuta. Mariella Lo Bello è infatti tra le ex rovinate, poi salvate dal governatore. Basta saltare un giro, insomma. La Lo Bello era nel primo governo ed è rientrata nel terzo: quello dell’azzeramento col passato. E “paracadutini” si sono aperti anche per altri “scottati” dalle necessità imposte dalla realpolitik: Nelli Scilabra va a fare la segretaria in attesa di un nuovo incarico che non richieda la laurea, l’ex responsabile dell’Economia Agnello, che verrà ricordato per aver firmato insieme a Crocetta la rinuncia a contenziosi per oltre 4 miliardi in cambio di mezzo miliardo necessario all’ennesima manovra finanziaria, si è accontentato di una consulenza elargita dall’assessore Borsellino. La rovina, in questo caso, è solo parziale, quindi. Anzi, qualcuno obietterà che prima di quell’esperienza, alcuni assessori non è che avessero granché da perdere.

Dai grandi nomi alle segretarie

A bruciarsi davvero dopo aver detto sì a Crocetta, invece, sono i due “frontman” della giunta del cambiamento. Quella che festeggiava in piazza Politeama brindando alla nuova era per la Sicilia. Franco Battiato e Antonino Zichichi erano i fiori all’occhiello, l’orgoglio e la facciata buona da servire ai media. Fino a un certo punto, ovviamente. Bastano pochi mesi, una gaffe del cantante e qualche viaggio ginevrino di troppo dello scienziato, per rinnegare quella scelte (quelle di un artista dagli innumerevoli interessi e di un luminare affascinato anche dalla tv di Michele Guardì) e per sostituire quei nomi altisonanti con sagome più affidabili: l’ex candidata del Megafono Sgarlata e soprattutto l’ex segretaria particolare Stancheris. Rovinata anche lei. Due volte. Perché prima chiamata al sacrificio di una candidatura alle Europee dagli esiti assai deludenti, poi cacciata anche dal governo, con tanto di strascichi polemici. Ma un paracadute potrebbe aprirsi, molto presto, anche in questo caso. Come è accaduto per Antonio Fiumefreddo, assessore per poche ore. Il tempo di raccogliere le proteste di mezza maggioranza e di costringere l’ex sovrintendente all’accorato passo indietro: “Dietro la macchina del fango che è stata messa in moto per farmi rinunciare all’incarico di assessore – disse in quei giorni Fiumefreddo – ci sono delle forze ben precise, e non sono politiche”. E il riferimento divenne più chiaro quando auspicò l’intervento addirittura della commissione Antimafia. Per lui, ecco un incarico alla Società patrimonio immobiliare. Per mettere pulizia, ovviamente. In una società che Crocetta aveva annunciato di chiudere e che ha magicamente tenuto in piedi (un po’ come accadde per Sicilia e-Servizi, dove l’”impresa di pulizia” fu affidata a Ingroia).

I “rovinati” del sottogoverno

Ma anche fuori dalle giunte, in tanti hanno toccato i fili dell’esperienza Crocetta, subendo una “scossa”. È il caso di Stefano Polizzotto, per lungo tempo vero braccio destro e factotum del presidente, via via esautorato a causa delle ‘forze centripete” di Palazzo e anche da qualche guaio giudiziario. Ed è il caso di Marco Lupo, dirigente generale con Lombardo e col nuovo governatore. Uno dei tre esterni superstiti (insieme a Palma e Monterosso). Anche per lui, dopo mesi ruggenti nella gestione delle emergenze discariche, addio al ruolo di capodipartimento ai rifiuti. Lucia Di Salvo, invece, ha deciso di abbandonare Riscossione Sicilia proprio in queste ore. Doveva essere la “garanzia” che l’”unico gabelliere d’Italia in perdita” si mettesse in riga. Niente da fare. Ci ha rinunciato anche lei. E a proposito di conti, emblematico il caso dell’ex ragioniere generale Mariano Pisciotta: qualche no di troppo e addio all’incarico-chiave. Mentre nella Sanità Crocetta prima nomina e poi si accorge che era il caso di revocare gli incarichi a una serie di manager come Zappia, Cantaro e Pellicanò: che per mesi si erano sottoposti a una serie di prove selettive per ricoprire quei ruoli. E poi c’è il caso di Lucio Oieni. Finito nel caos del “click day” e nel mezzo della lite tra Nelli Scilabra e Anna Rosa Corsello, il dirigente viene chiamato (suo malgrado) a ricoprire il ruolo di capodipartimento del Lavoro. Scelta avventata. Perché poche settimane dopo era già chiaro che Crocetta avrebbe richiamato Anna Rosa Corsello. Così, ecco saltare fuori per Oieni il marchio di infamia: possedere circa l’1% di una società che forse dieci anni prima aveva preso soldi per fare Formazione professionale. Tirato dentro e buttato fuori, senza che l’avesse mai chiesto. Così come Valeria Grasso, chiamata a guidare la Foss, “nonostante non avessi alcuna competenza musicale”., racconterà lei candidamente. E “dimenticata” da Crocetta. “Hanno fatto scadere il mio contratto dopo pochi mesi e non mi hanno più chiamata, nemmeno al telefono”. Grasso che cola (a picco) anche nel caso dell’uomo simbolo dell’antiracket Tano Grasso. Annunciato da Crocetta come il nuovo “dirigente dei dirigenti”, quello che si sarebbe occupato di appalti e affidamenti, vera garanzia di pulizia e antimafia, alla fine, non verrà mai ufficialmente nominato. “Sto ancora attendendo”, dirà pochi mesi dopo. Ma a rileggere le avventure di chi è stato nominato davvero, chissà se gli dispiacerà davvero.


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