Il governo tiene | Ma il Re è nudo - Live Sicilia

Il governo tiene | Ma il Re è nudo

Il voto sulla mozione ricompatta la maggioranza e stoppa i desideri di larghe intese. Ma dal dibattito emerge l'immagine di una giunta che fin qui non ha entusiasmato nemmeno gli alleati. Che richiedono un cambio di passo

PALERMO – Cosa resterà del variopinto e per certi versi surreale dibattito che ieri per una decina d’ore ha impegnato Sala d’Ercole? Di certo, resteranno i numeri, che permettono a Rosario Crocetta e al suo governo di continuare la navigazione. Numeri abbastanza solidi, che vedono addirittura puntellarsi la maggioranza, con un paio di deputati teoricamente di opposizione che non hanno votato la sfiducia. I numeri, quindi, sorridono al governo, che rimane in sella. Ma sono solo quelli, per quanto fondamentali, la buona notizia per Palazzo d’Orleans. Dal dibattito di ieri, infatti, quella che è emersa è l’immagine di una giunta e di un governatore in oggettivo affanno. Ed è questo uno dei risultati che i grillini, promotori della precoce mozione di sfiducia, possono considerare come un successo politico.

L’affanno e le difficoltà della giunta Crocetta sono emerse in tutto il dibattito. L’intervento del presidente, ad esempio, è parso a tratti stizzito. Il governatore si è presentato richiamandosi alle parole del salmista che si affida obbediente e umile alla volontà di Dio, ma in diversi momenti del suo speech da 78 minuti ha piuttosto richiamato alla memoria un’altra immagine biblica, quella del fariseo della parabola, che ritto in piedi ai primi posti ringraziava Dio per averlo fatto migliore dei peccatori. Segni di nervosismo evidenti quelli manifestati da Crocetta, a cominciare dai primi lunghissimi 22 minuti tutti spesi per parlare, non senza un po’ di confusione, del proprio stipendio, e delle spese per cene, cravatte, assicurazioni e antifurti.

Nella seconda parte del discorso, Crocetta ha giustamente rivendicato quanto fatto dal suo governo, pur con qualche cifra approssimativa. Il governatore ha fatto bene a ricordare qual era il punto di partenza, tutt’altro che agevole, soprattutto dal punto di vista dei conti e, con qualche ragione, ha insistito sulla precocità della mozione di sfiducia, alla luce del fatto che l’azione politica necessita di tempo per produrre effetti apprezzabili.

Dall’insieme del dibattito, è uscito il quadro di un governo che non ha entusiasmato. I deputati di opposizione nei loro interventi hanno mostrato di avere molte frecce al proprio arco per attaccare il governo nei suoi punti deboli. E dall’eleganza oratoria di Nello Musumeci all’attacco più sanguigno ma impietoso di Giorgio Assenza, la giunta è sembrata accusare qualche colpo.

Ma il segno dell’affanno e delle oggettive difficoltà della giunta, in realtà, s’è letto con nettezza proprio negli interventi della maggioranza. Quelli che dovevano essere scudi levati a proteggere il condottiero Crocetta sono suonati piuttosto come fiacche difese d’ufficio, piene di distinguo. I deputati di maggioranza nei loro interventi sono sembrati più indaffarati a sparare sui 5 stelle (soprattutto quelli del Pd) piuttosto che a rivendicare i successi del governo. Al netto dell’accalorato intervento con toni da ultrà di Nello Dipasquale, e forse del simpatico monologo di Totò Lentini (con pizzetto guascone e gustosi passaggi in vernacolo), gli altri deputati del blocco che sostiene Crocetta non hanno risparmiato critiche al governo nei loro interventi. Diversi hanno manifestato insoddisfazione, reclamando a Crocetta “un cambio di passo” (Laccoto), o addirittura arrivando ad affermare con candore (Malafarina) che gli assessori tecnici “non saranno delle cime” ma sono pur sempre persone perbene. Meno male.

A conti fatti, insomma, lo sfiancante dibattito di ieri è comunque servito a qualcosa. Anzi tutto a fotografare una diffusa insoddisfazione sull’azione di governo (Lupo ancora una volta ieri ha parlato di rimpasto, Lillo Firetto dell’Udc ha parlato di “lacune” da colmare): il re è nudo, insomma, pur restando saldamente sul trono. Un elemento, questo, che dovrebbe suggerire a Crocetta di aggiustare qualcosa di quella giunta che evidentemente solo lui e forse l’entusiasta Dipasquale considerano davvero la migliore dal dopoguerra. Per farlo, ed è questa la buona notizia, le condizioni ci sono. La mozione dei grillini, infatti, è servita comunque alla maggioranza per ricompattarsi, almeno formalmente. E d’altra parte, ha stoppato certi desideri neanche troppo nascosti di larghe intese che si erano accesi tra qualche colomba del Pdl. Un quadro generale che potrebbe consentire, se partiti e governatore troveranno l’auspicabile sintonia, di ripartire cambiando davvero passo rispetto a questo primo anno, salvando ciò che val la pena di essere salvato e migliorando tutto il resto. Possibile?


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