Le dimissioni di Ettore Artioli dopo il caso Rizzacasa, l’allarme di Antonello Montante sui finti patti antimafia, il ritorno di una vecchia intercettazione che coinvolge il presidente di Confindustria Enna Nino Grippaldi. E poi il caso delle Officine Marino, che avrebbero pagato il pizzo alla mafia di Borgo Vecchio, e la solitudine di Confindustria Trapani fra le parti civili del processo Golem. Cosa succede in Confindustria? Al “grande imbarazzo” dell’organizzazione degli industriali “S”, il magazine che guarda dentro la cronaca, dedica un ampio reportage nel numero in edicola da sabato 24 luglio.
Artioli, da parte sua, si difende: “Come si fa a sapere in anticipo chi frequentare? – dice l’ex vicepresidente nazionale degli industriali – Sapremo in ritardo chi sono Rizzacasa e Sbeglia. La fine dei lavori ai Monopoli? Potremmo affidarla a un’azienda confiscata, ma così si distorce il mercato”. A lui, però, risponde indirettamente il presidente regionale Ivan Lo Bello: “Posso capire chi non vive in Sicilia e non può valutare le cose – spiega -. Credo, però, che l’industria abbia tutti gli strumenti per capire la situazione. Tutti sanno benissimo quali imprese hanno rapporti strani”.
Montante, intanto, annuncia le novità che Confindustria vuole lanciare a livello nazionale: “Tutti dovranno attenersi ad un protocollo unico, molto rigido, che prevede la tracciabilità dei pagamenti – annuncia il presidente di Confindustria Caltanissetta e delegato per la Legalità di Emma Marcegaglia -. Il tetto massimo dei pagamenti in contanti scende da ventimila a duemila euro e le assunzioni nei cantieri saranno monitorate dalle prefetture”. Una proposta alla quale fa eco quella del neo-presidente di Confindustria Palermo, Alessandro Albanese: “Adesso – propone – bisogna sospendere la licenza a chi paga il pizzo”.
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