Il giudice e la moglie di Scarantino | Una delle due non dice la verità - Live Sicilia

Il giudice e la moglie di Scarantino | Una delle due non dice la verità

L'udienza presso la Corte d'appello di Caltanissetta

Quarto processo per la strage di via D'Amelio: duello tra il magistrato Palma e la ex compagna del falso pentito.

CALTANISSETTA – La sua parola contro la mia”, dice stizzita Rosalia Basile. “Lei non si può permettere di dire cose non vere”, replica Anna Maria Palma, perdendo l’iniziale flemma. Due donne a confronto. Un magistrato, la Palma, e l’ex moglie di un falso pentito, la Basile. Una delle due, evidentemente, non dice la verità. E non c’è alcuna speranza o possibilità che le cose cambino. Ventiquattro anni dopo la strage di via D’Amelio le loro posizioni restano antitetiche.

La Corte d’assise di Caltanissetta le mette faccia a faccia, anche se a distanza. La Palma in aula bunker, e la Basile, compagna di Vincenzo Scarantino, collegata in videoconferenza. Quest’ultima nega il consenso ad essere ripresa dalla telecamere. La Palma autorizza gli obiettivi, mentre sta seduta sul banco dei testimoni. La Basile vorrebbe liquidare in fretta il confronto, limitandosi a confermare “tutto quello che ho detto” nel lontano 1995. Accuse gravi quelle di allora perché, a suo dire, la Palma le avrebbe detto di non rispondere alle domande di chi indagava sulla strage di via D’Amelio. Addirittura le avrebbe suggerito di consegnare un certificato medico. La Basile aveva smentito l’ex marito.

“Sono in uno stato psicologico in cui non mi sento di continuare – dice la donna, rispondendo alle domande del presidente della Corte d’assise, Antonio Balsamo -. Non ce la faccio. Ventuno anni fa ho reso dichiarazioni, tre mesi fa le ho confermate, ora non vedo il motivo del confronto. Ho detto tutto quello che sapevo”. La Palma non ci sta. Non lo dice chiaramente, ma lascia trasparire una forte perplessità per il fatto di essere stata la sola convocata per il confronto. Ricorda che la Basile “in questo famoso verbale (si tratta di un verbale dell’agosto 1995, ndr) non ha chiamato in causa solo me, ma la dottoressa Boccasini, il dottore Petralia e il dottor Tinebra. Siamo in quattro. Comunque confermo tutto, non ho altro da aggiungere”.

I toni si sono ormai scaldati. La Basile adesso ha voglia di parlare e punta il dito contro la Palma, parla di un verbale “pilotato” da cui sarebbero scomparse le contraddizioni del marito e di un altro verbale da lei firmato nell’agosto del ’95, ma “suggerito” dalla Palma. Di quel verbale il magistrato, oggi in servizio alla Procura generale di Palermo, “non ha ricordo, ma se se c’è l’avrò fatto”. Poi, reagisce con durezza: “Le contestazioni le abbiamo lasciate tutte, se avessimo voluto concordare tutto avremmo levato le contraddizioni. Ed invece le abbiamo lasciate tutte”, ripete più volte.ù

Ed ancora: “Escludo di avere organizzato a tavolino, di avere ordito qualcosa contro la signora. Se il verbale è firmato, la signora lo ha firmato. Punto. La sua posizione era marginale”. “Marginale? – attacca la signora -, se io me ne fossi andata, il mio ex se ne sarebbe andato, ritrattando tutto. La mia posizione era molto importante, altro che”. La Palma taglia corto: “Non credo che la sua parola possa inficiare la mia”. Confronto chiuso. Le ricostruzioni restano antitetiche. Una delle due non dice la verità.

Nell’aula bunker, poco prima, era andato in scena il falso pentito Scarantino per dichiarazioni spontanee. Si è scusato “per il mio italiano primitivo” e poi ha attaccato gli investigatori che sono stati ascoltati nel corso del processo. Coloro che gestirono la falsa collaborazione con la giustizia del picciotto della Guadagna. Coloro che, spesso, in aula hanno detto di ricordare poco o nulla di quanto accaduto: “Questi poliziotti che sono arrivati qua a dire bugie, tutti ridono, non c’è un minimo di umiltà. Io sto pagando tutto. Ci vuole rispetto per le vittime, per le Corte, io ho avuto la dignità di raccontare tutto ciò che è successo. E invece loro vengono qui e ridono. Tanti poliziotti sono venuti qua a continuare a raccontare bugie, oggi cercherò con la mia verità di portare le cose alla luce del giorno”. Scarantino è imputato per calunnia insieme a Francesco Andriotta e Calogero Pulci mentre Salvo Madonia e Vittorio Tutino rispondono di strage. 


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