PALERMO – Finora sono solo spunti investigativi, ma sulla vicenda dei furti Enel scoperti dalla Polizia si addensa l’ombra di Cosa nostra. L’indagine sulla presunta banda che taroccava i contatori dell’energia elettrica è popolata da personaggi che con la mafia hanno avuto a che fare.
Ventidue minuti dopo le 19 del 22 marzo 2012 il furgone di Lino Caruso, l’elettricista esperto nelle manomissione, faceva il suo ingresso nell’officina di Antonio Maltese, in via Ammiraglio Cagni, nel quartiere Pallavicino di Palermo. Anche qui, sostiene l’accusa, la lettura del contatore sarebbe stata alterata facendo risparmiare circa 8 mila euro a Maltese. Quella volta, però, la visita di Caruso sarebbe stata dettata da esigenze diverse. “Io sono qua a disposizione… gli amici miei mi comandano e io sono il loro servo”, diceva Maltese a Caruso. A disposizione per fare cosa? Secondo i poliziotti della sezione Reati contro la pubblica amministrazione, il meccanico si sarebbe occupato di “bonificare” il furgone di Caruso, il quale forse aveva intuito che a bordo erano state piazzate delle microspie. Non ci sono certezze, ma solo indizi. Il primo: gli operai dell’officina furono visti armeggiare in corrispondenza del cruscotto. Secondo indizio: Caruso, che in quel furgone era piuttosto loquace, dopo l’intervento di Maltese scelse la strada del silenzio. Forse si era accorto, dicono gli inquirenti, della presenza della microspia. Maltese, prima ancora di essere un presunto ladro di energia elettrica, nel 1998 era stato arrestato per associazione mafiosa.
Caruso risulta essere legato da rapporti di amicizia pure con Pietro Tirenna (titolare del Bar Squisito di viale Strasburgo, dove sarebbe stato consumato un altro furto di energia) citato nelle informative come vicino a Francesco Bonanno, vecchio boss della famiglia di Resuttana e oggi deceduto. Tirenna, venne, però scagionato nel 2006.
Infine, fra i clienti di Caruso c’era anche Gaetano Sposito, ex dipendente Enel già conosciuto alle forze dell’ordine. Di lui aveva parlato il collaboratore di giustizia, Emanuele Andronico. Caruso, che prima di essere licenziato faceva il verificatore della stessa Enel, avrebbe fatto scattare l’allerta quando i poliziotti usavano i mezzi aziendali per montare cimici e telecamere sotto copertura spacciandosi per elettricisti. Gli investigatori sottolineano ora che, secondo alcune fonti confidenziali, Sposito “sarebbe solito vantare amicizie o addirittura parentele di personaggi di grosso calibro appartenenti a cosa nostra”. Il riferimento sarebbe alla cugina che ha sposato un cugino di Pippo Calò, storico capomafia di Porta Nuova.
Spunti, nulla di più, che finora sarebbero serviti a tratteggiare, però, la figura di un uomo, Lino Caruso, che avrebbe goduto di una certa considerazione a tal punto da spingere Maltese a pronunciare la frase: “Io sono qua a disposizione”.