Il Manuale del Klientelismo | Le lobby del "favore" - Live Sicilia

Il Manuale del Klientelismo | Le lobby del “favore”

Mario Centorrino

Interessi collettivi che hanno sempre un tornaconto individuale. Un'ulteriore faccia del klientelismo, che ha come interlocutori sindaci, industriali, costruttori e imprenditori. Con uno sguardo al "primo soccorso" delle classi disagiate: il patronato (terza puntata).

Pubblichiamo la terza puntata del “manuale” dell’ex assessore regionale Mario Centorrino e di Antonella Gangemi. Le prime due possono essere consultate qui.

Abbiamo finora fatto riferimento al “kliente” che ricerca la soddisfazione di un interesse individuale di natura personale o familiare. Ma nel klientelismo va ricompresa anche la domanda rivolta al politico per la soddisfazione di un interesse collettivo. Pur se questa tipologia di domanda si fonda sempre su un interesse individuale. Facciamo un esempio: il sindaco che si reca dall’assessore, dal Presidente, dal Governatore “ombra” per ottenere un finanziamento utile a realizzare un’opera pubblica. Sta chiedendo nell’interesse di una comunità ma assai spesso anche tenendo conto di chi dovrà realizzare l’opera e del consenso dei cittadini. Insomma, una klientela con caratteristiche diverse, con relazioni più allargate, con coinvolgimenti più ampi.

Proviamo a descriverne i tratti essenziali, a partire dai luoghi dove si esercita. Dalla dimensione privata si passa, generalmente, a quella pubblica. Il cliente viene ricevuto negli uffici non dai funzionari ma da un ensemble tutto particolare: il gabinetto (che nome!), nelle sue varie gerarchie. La cui composizione è ovviamente, per la maggior parte dei casi, frutto di pratiche klientelari, naturalmente con le eccezioni d’obbligo.

Perché il kliente si rivolge al politico, nelle sue diverse collocazioni di comando e non al funzionario? Ataviche sfiducie, difficoltà di accesso, trattamenti non personalizzati. Il politico, e il gabinettista di alta gamma che lo sostituisce o che lo affianca, sono invece avvolgenti, rassicuranti nell’esito e nei tempi. Non discutono neppure il contenuto della richiesta, sia esso un contributo per la sagra della “frischia” o per la costruzione del sistema fognario, da finanziare con fondi regionali ed europei. Il kliente viene avvolto da un’atmosfera di complicità e rassicurato sulla assoluta priorità del suo bisogno. Nelle domande che gli saranno rivolte in genere si esploreranno gli equilibri di contesto territoriale, le dinamiche, le novità di posizionamento e tacitamente, quasi sussurrando per via delle intercettazioni un agguato, una conferma di fedeltà sua e del suo gruppo.

Caffè a profusione, trattative per una visita del politico nel feudo del kliente, baci e pacche. Poi, magari, la pratica in questione sarà affidata al buoncuore di Gesù. Se non va in porto si colpevolizzerà il funzionario responsabile, se ne proclamerà l’immediata rimozione, si consumeranno lai e piagnistei nei confronti di una burocrazia ottusa e maldestra. E si farà riferimento ad una prossima occasione nella quale il finanziamento della sagra della “frischia” ha già conquistato titoli occorrenti, in anticipo, per l’erogazione dei fondi richiesti. Nella sintesi abbiamo operato una semplificazione. Al politico amministratore klientelista verranno segnalate più esigenze: grandi, medie, piccole. La rituale risposta: prima le piccole, promesse le seconde, lasciate intendere buone speranze per le terze.

Un’ulteriore faccia del klientelismo, quello che ha come protagonista le lobby: gruppi di costruttori, imprenditori della salute, cooperative allargate. Il codice del klientelismo prescrive intanto un’accoglienza sopra le righe da parte del politico al kliente, o più spesso al collega politico in veste di presentatore e introduttore di questua a nome della lobby. La lobby viene subito avvertita che è stata ricevuta, ascoltata, forse accontentata perché ha scelto il giusto accompagnatore nella persona dell’occasionale kliente. Per il resto si rinvia ad un calendario incrociato di incontri, secondo una precisa sequenza: politico e kliente, kliente e lobby, politico, kliente e lobby, politico e lobby. Con un’appendice frequente: il politico che “taglia” successivamente il kliente e diventa lui il referente diretto delle lobby. Colpi da maestro, occorre riconoscere. Facendo capire che la lobby avrà tutto da guadagnare puntando sul politico come “principale” e semmai lasciando al kliente la sola funzione di “agente”. Chi ha letto un manuale di economia della corruzione riconosce subito l’applicazione di una celebre teoria, la teoria appunto del principale-agente.

Il “klientelismo” dei patronati meriterebbe un manuale a parte. Il patronato, peraltro finanziato con fondi pubblici, offre servizi e proprio per questo stabilisce un rapporto con il kliente meno basato su promesse ma su concrete elargizioni. La classe sociale che si rivolge al patronato è assai spesso al limite dell’alfabetizzazione, in situazione di disagio, sperduta in meandri burocratici. Chiede un’assistenza che gli uffici pubblici negano, informazioni che le istituzioni o non forniscono o lo fanno in modo criptico, vuole evitare code, rinvii, mortificazioni. Il patronato lo potremmo definire come una sorta di primo soccorso del “klientelismo” senza la “camorria” del colore dei codici. Si lavora a spese dello Stato ma si lascia intendere un volontariato che attende di essere riconosciuto e premiato.

Con un patronato, dicono gli esperti, si diventa consigliere comunale, con due deputato regionale, con tre parlamentare nazionale. In fondo il patronato è strumento di grande effetto per il clientelismo fondato come è su un principio universale: meglio la piccola certezza che la grande bugia.

Rileggi la PRIMA e la SECONDA puntata del “Manuale del Klientelismo”


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