Il miracolo dei cuori | "Così Marco è con noi" - Live Sicilia

Il miracolo dei cuori | “Così Marco è con noi”

Padre e madre. Un figlio che non c'è più. Racconto di un 'miracolo' che avviene ogni giorno FOTO

Tra il padre, la madre e il figlio c’è un cuore che batte, per tenerli insieme, come una calamita che attira il ferro, come un abbraccio che non può sciogliersi.

“E’ una cosa inspiegabile e bellissima – racconta Luigi Esposito -. Il mio Marco è morto qualche anno fa, nella sera della Madonna di Fatima, in ospedale. Aveva dodici anni. Da allora è stato sempre con noi. Ogni tanto bussa alla porta di casa con un cuore. Come se dicesse: sono ancora qua”.

Il miracolo è questo, secondo la narrazione di Luigi: qualunque oggetto, di tanto in tanto, magari quando il dolore brucia di più e cerca il suo lenimento per il distacco, prende le sembianze istantanee  e sorprendenti di un minuscolo cuoricino e si manifesta ai familiari: quasi che fosse un segnale di presenza, una manina alzata nel buio.

Papà Luigi ha compulsato le “apparizioni” con messaggini e foto su facebook. Una volta scrive: “E una pallina di plastilina di mia figlia lasciata sul mio banco di lavoro assunse spontaneamente questa forma”. Ed ecco un cuore rosso di plastilina.

“Tornando a casa, posteggio lo scooter, ripongo il casco nel bauletto e mi accorgo che dal balcone soprastante dei panni stesi gocciolano a terra proprio dove ho posteggiato lo scooter formando un  cuore”. 

Durante la preparazione della colazione cadono casualmente sulla tovaglia un goccio  di latte e del cacao. Contemporaneamente  assumono questa forma”. Altri piccoli cuori. “Sagra del tonno. Faccio la fila per assaggiarne un pezzetto. Quando è il mio turno mi porgono un piatto e…”. Innegabilmente, una fetta di tonno che somiglia a un cuore. “Come se fosse un regalo di Marco, come se volesse dire: ci sono e vi amo”, sussurra Luigi.

Luigi Esposito e sua moglie Giovanna un cuore vero e integro ce l’avevano, prima che fosse spezzato e i pezzi mischiati dal lutto. Ciò che è rimasto, amandosi, l’hanno rimesso insieme. Dopo una vita passata a curare la terribile malattia del bambino, hanno un’altra vita che deve cauterizzare il vuoto.

Marco riposa sotto un gelsomino rampicante, finalmente in pace, dopo lunghi anni di terapie, dolore, abbattimento. Chi l’ha conosciuto rammenta un ometto sorridente, che dava coraggio a chi l’incoraggiava, con il cuore di un uomo. Perché è al cuore che si torna da ogni sentiero di questa storia.

“Sì, lo so – sorride Luigi -. Tanti penseranno che siamo impazziti o che, semplicemente, questi cuori che appaiono e che prendiamo come un segno di presenza, un toc toc dal cielo, siano solo un modo per vedere quello che non c’è, per consolarci con l’idea che Marcuccio sia qui con noi. Noi lo sentiamo sempre ed è questo il messaggio di speranza che vorremmo dare ad altri papà e ad altre mamme che condividono la nostra triste esperienza. Non siamo soli”.

Marco è andato via presto, quando gli odori dell’autunno cominciano ad assumere una consistenza impressionista, se te ne accorgi per la prima volta, quando i colori della primavera lasciano il pegno di una felicità segreta.

Era la Madonna di Fatima, il tredici maggio. “E’ stato male la mattina – racconta Luigi -. Io ero in giro per lavoro. Mia moglie mi ha chiamato. sono arrivato in ospedale. Lui ha resistito per dirci addio, ne sono certo. Siamo entrati nella stanza, ha aperto gli occhi. Siamo usciti. E poi… Ora abbiamo un cuore che stringiamo per tenere Marco con noi. Tanti diranno che è una suggestione..”. Ma forse “suggestione” è il nome che diamo alle lacrime benedette, alle carezze nascoste di ciò che non sappiamo spiegare.

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