Il miracolo di Lampedusa - Live Sicilia

Il miracolo di Lampedusa

Storia di un viaggio che ha prodotto prodigi. Uno di quei miracoli umani, fatti di fatica, sudore e sacrificio.

Dopo il viaggio di Francesco
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Non è importante il sorriso di un giorno, se non lascia un’eredità per le notti che verranno. Papa Francesco è stato a Lampedusa. Ha ancorato l’isola a una predicazione di solidarietà e di amore. E quella porzione di mondo è già cambiata, perché il sorriso del Papa sta dando i suoi frutti. Gli sbarchi continuano, le cronache raccontano l’emergenza, i problemi ci sono. Adesso c’è anche il rifiorire della speranza a medio termine.

La sensazione di nuovo la spiega il sindaco, Giusi Nicolini: “C’è maggiore attenzione nei nostri confronti. Ho avuto paura che, passata la visita del pontefice, nessuno avrebbe più parlato di noi. Per fortuna, i riflettori sono rimasti accesi. Sì, le difficoltà sussistono. Ma ci sentiamo meno soli e meno abbandonati”. La stampa nazionale, per esempio, ha riportato in grassetto l’ultimo appello del sindaco: libri e biblioteche per colonizzare un piccolo scoglio che ne è sprovvisto. In altre ere sarebbe parso un delitto, oggi il volume di carta è il residuo, un rimasuglio dell’antichità. Non nasce lo scandalo quando manca. Giusi Nicolini, invece, si è accorta del danno e ha sperimentato la sua proposta: “L’idea ci è venuta qualche mese fa – spiegava il sindaco all’Adnkronos – quante volte siamo costretti a recarci sulla terraferma per comprare un libro. Così ho pensato di lanciare un appello.   Lampedusa non ha una biblioteca e neppure un negozio dove potere acquistare libri – ecco il messaggio -. Voi ci vivreste mai in una città dove non è possibile comprare libri? Io non ci credo! Quindi se in giro per casa avete libri, di qualsiasi genere, che non leggete o avere già letto e di cui volete sbarazzarvi, aderite all’iniziativa”. Le adesioni sono già numerosissime.

La vera differenza sta soprattutto negli sguardi riservati ai migranti. “L’altra sera – spiegano dall’isola – una coppia di turisti milanesi ha deciso di offrire una cena al ristorante ad alcuni extracomunitari. Il clima è diverso. Sono caduti i sospetti per gli uomini che vengono da lontano”. In fondo, il Papa è un uomo che viene da lontano, perciò ha dosato con cura i toni della sua predicazione. Il senso del discorso è stato perfettamente intellegibile: “Chi è il responsabile del sangue di questi fratelli e sorelle? Nessuno! Tutti noi rispondiamo così: non sono io, io non c’entro, saranno altri, non certo io. Ma Dio chiede a ciascuno di noi: ‘Dov’è il sangue di tuo fratello che grida fino a me?’. Oggi nessuno si sente responsabile di questo; abbiamo perso il senso della responsabilità fraterna. Siamo caduti nell’atteggiamento ipocrita del sacerdote e del servitore dell’altare, di cui parla Gesù nella parabola del Buon Samaritano. Guardiamo il fratello mezzo morto sul ciglio della strada, forse pensiamo ‘poverino’, e continuiamo per la nostra strada”.

Vibrazioni profonde. Un riferimento all’indifferenza globale verso il dolore della migrazione, alla distanza dei media che relegano disastri e storie di gente che viene dal mare nelle pagine invisibili. Con una ragione editoriale concreta: le vicende degli immigrati interessano a pochissimi, solitari e testardi difensori di diritti civili. I lettori spaziano da Crocetta a Sara Tommasi. Non desiderano che la loro tranquillità sia corrosa dal lutto ininterrotto di un esodo. Questo bisogno di non sapere accomuna i sinceri democratici e i lanciabanane leghisti.

Lampedusa era un luogo triste, la capitale della malinconia, un concentrato di lacrime e scafi spezzati. Non tutto è nuovo. Non tutto è bellissimo. Zatteroni e barconi lambiscono le coste. Però adesso si discute e si scrive di argomenti che portano altrove. L’occhio di Papa Francesco si è posato sullo scoglio disabitato dagli uomini, abitato da extracomunitari o residenti, categorie valutate come estranee ai nostri confini dal sentimento popolare. Si è realizzato un miracolo, senza apparizioni celesti, né santi. Ieri, la narrazione di disastri, ora, i libri.

E quale libro potremmo regalare a Lampedusa? Trattandosi di un’isola, “L’isola del tesoro?”. Non è più tempo di dare spazio ai naufragi. Meglio soffermarsi sul viaggio e sul suo mistero: “Nessun posto è lontano. Se desideri essere accanto a qualcuno che ami, forse non ci sei già?”. Che libro è? Chi indovina vince un’anima. Ma forse la possedeva ancora prima di leggere.

 


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