Il mistero del 'papello' | Ammessi i nuovi testimoni - Live Sicilia

Il mistero del ‘papello’ | Ammessi i nuovi testimoni

Processo Mori
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Nuovo capitolo al processo a Mario Mori e Mauro Obinu per favoreggiamento a Cosa nostra. I giudici della quarta sezione del tribunale di Palermo, dopo oltre un paio d’ore di camera di consiglio hanno deciso di dare seguito alle richieste dei pm della Dda di Palermo, Antonio Ingroia e Nino Di Matteo. I sottufficiali dell’Arma Saverio Masi e Samuele Lecca, così, testimonieranno al processo.

I due sottufficiali dovranno riferire su presunte “anomalie” nella perquisizione effettuata a casa di Massimo Ciancimino a febbraio del 2005. Secondo quanto raccontato ai pm, Masi e Lecca seppero uno dal capitano Antonello Angeli, poi indagato nell’ambito dell’inchiesta sulla trattativa tra Stato e mafia, l’altro per esperienza diretta, che i carabinieri trovarono il papello già nel corso della perquisizione ma che fu detto loro di non sequestrarlo in quanto si trattava di un documento già noto.

I giudici hanno inoltre ammesso la deposizione del giornalista Saverio Lodato, che sarebbe stato informato dai carabinieri della anomala perquisizione, dell’ex capitano Giuseppe De Donno, all’epoca braccio destro di Mori, del tenente Carmelo Canale, dei generali dei carabinieri Francesco Delfino e Giuseppe Tavormina e del colonnello Sergio De Caprio, noto come capitano Ultimo. Non è stata ammessa invece la citazione del magistrato Alfonso Sabella. I giudici, invece, si sono riservato su un’ulteriore citazione di Massimo Ciancimino. Il processo è stato rinviato al 21 dicembre

di acquisire le deposizioni dei sottufficiali dell’Arma Saverio Masi e Samuele Lecca, nel 2005 in servizio al nucleo operativo, perché testimonino su presunte irregolarità commesse, a loro dire, dai militari dell’Arma su input del capitano Antonello Angeli (indagato per favoreggiamento nell’inchiesta sulla cosiddetta trattativa tra Stato e mafia). Masi ha sostenuto di aver saputo da Angeli che il cosiddetto papello con le richieste di Rina allo Stato era stato trovato a casa di Ciancimino già nel 2005, ma che Angeli avrebbe avuto l’ordine dal suo superiore, il colonnello Gianmarco Sottili, di non sequestrarlo perché si trattava di una documentazione già acquisita.

I pm hanno anche chiesto l’esame del magistrato Alfonso Sabella perché riferisca sulle sue perplessità, manifestate anche all’allora procuratore di Palermo Caselli, di concentrare sul Ros la ricerca di Provenzano. La procura ha chiesto anche l’esame del funzionario della Dia Nicola Franco perché deponga sulle circostanze del viaggio in Egitto fatto da Massimo Ciancimino in concomitanza con l’arresto di Provenzano.

Ciancimino raccontò ai magistrati di essere stato indotto da esponenti dell’Arma ad allontanarsi dall’Italia perché di lì a poco sarebbe accaduto qualcosa e di avere capito dopo che il riferimento era all’arresto di Provenzano. La difesa si è opposta alle richieste dei pm sostenendo che fino a quando Mori resterà accusato di favoreggiamento e non gli verrà contestato in questo processo il nuovo reato di concorso in associazione mafiosa, per cui è indagato nell’ambito dell’inchiesta sulla trattativa, le fonti di prova sollecitate dalla procura non sono pertinenti.

la deposizione dei sottufficiali dell’Arma Saverio Masi e Samuele Lecca, nel 2005 in servizio al nucleo operativo, perché testimonino su presunte irregolarità commesse, a loro dire, dai militari dell’Arma su input del capitano Antonello Angeli (indagato per favoreggiamento nell’inchiesta sulla cosiddetta trattativa tra Stato e mafia). Masi ha sostenuto di aver saputo da Angeli che il cosiddetto papello con le richieste di Rina allo Stato era stato trovato a casa di Ciancimino già nel 2005, ma che Angeli avrebbe avuto l’ordine dal suo superiore, il colonnello Gianmarco Sottili, di non sequestrarlo perché si trattava di una documentazione già acquisita.

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