Via libera da parte della Regione all’assunzione di Maria Grazia Pollara, figlia di un uomo ucciso dalla mafia. L’assunzione era stata negata perché l’uccisione era antecedente alla legge del 1999 che le garantiva il posto di lavoro.
Il Consiglio di giustizia amministrativa, lo scorso settembre, ha accolto il ricorso cautelare della donna, assistita dall’avvocato Girolamo Rubino, stabilendo che il Tar valuti nel merito la richiesta di assunzione perché “i motivi del ricorso sembrano assistiti da sufficienti elementi di fumus”.
E così, onde evitare un futuro danno all’amministrazione in caso di sentenza favorevole, il 10 dicembre l’assessorato alle Politiche asociali ha dato il via libera all’assunzione.
Il padre di Maria Grazia, il costruttore Salvatore Pollara, originario di Prizzi, fu uno dei primi, se non il primo, a ribellarsi alle angherie mafiose. Fu ucciso l’11 marzo 1983 dai sicari mentre rientrava a casa in via Rinaldo Montuoro, a Palermo. Qualche anno prima il fratello Giovanni era stato inghiottito dalla lupara bianca e Salvatore Pullara testimoniò al processo, aggiungendo di essere stato vittima del racket.
La sua era un’impresa nota e stimata, tanto da essersi occupata del restauro della Cattedrale di Palermo. Nel 1996 il pentito Francesco Paolo Anzelmo si autoaccusò del delitto.
L’avvocato Rubino ha basato il suo ricorso in appello sul fatto che già altre persone, figlie di vittime di mafia, hanno beneficiato dell’assunzione nonostante i delitti fossero antecedenti all’entrata in vigore della legge.