Il Palermo ha conquistato i playoff (viva), ma per fare che? La domanda un po’ scapigliata non sembri indisponente, urticante o impertinente. Non può nemmeno definirsi originale. Infatti, è quello che i tifosi rosanero si chiedono in gran numero. Questa squadra in piena crisi tecnica e tattica quante speranze può avere di giocarsi le sue carte per la promozione in serie A, traguardo teoricamente possibile, ma non vicino, secondo la stagione e le prestazioni? Il punto è questo, quale che sia la posizione finale.
Pure contro il malmesso Ascoli si è visto il solito e noiosissimo copione che da molto tempo attenta alla pazienza degli innamorati, nonostante tutto. Inutile andare a caccia del dettaglio nella cronaca della partita. Perfino il positivo debutto di Desplanches è un evento da considerare in chiave futura: un buon portiere, ma questo si sapeva già.
L’unica storia, sovrapponibile al logico pessimismo, che potrebbe smontare un destino annunciato sarebbe proprio la promozione. O, in alternativa, un mini-campionato giocato con il cuore tra i denti e una marcia in grado di riscattare la bruttezza di un anno da archiviare in fretta. Non soltanto per la classifica, ma per il modo in cui ci si è arrivati.
Siamo anche tifosi, dunque, e speriamo, oltre ogni evidenza. Noi speriamo che il Palermo di Mignani, non diverso, al momento, da quello di Corini, sappia stupirci. Noi speriamo che, come in certe commedie, il bene rosanero trionfi sulle avversità e ci permetta di sventolare il bandierone della prima acchianata.
Siamo fiduciosi nel futuro a medio termine. Sinceramente, pensiamo che le critiche non debbano perdere mai di vista l’interesse comune. Ma poi Palermo-Ascoli si aggiunge alla galleria mnemonica degli orrori sportivi. E si torna alla domanda iniziale: ai playoff per fare che, caro, nostro, deludente Palermo? Bisognerà, tuttavia, superarla. E crederci, con inesausta passione. In alto le bandiere.