Gela – La piccola bara bianca di Gloria entra nella chiesa San Rocco, dopo un lungo corteo partito dall’abitazione di via Marsiglia, tra lunghi applausi scroscianti e centinaia di persone. Un fiume di gente per l’ultimo saluto alla bambina morta a Roma, nel policlinico di Tor Vergata, dove era stata trasferita per un trapianto di midollo osseo, a seguito di una presunta manovra errata di applicazione del catetere. Davanti all’abitazione uno striscione recita: “Ci mancherai piccola Gloria, ma il tuo ricordo ci darà la forza per affrontare con un sorriso la vita proprio come hai fatto tu. Ciao piccolo angelo”.
In testa al corteo, preceduto dallo striscione e da palloncini bianchi e rosa, papà Tony affranto nel dolore insieme con la moglie Sara Avenia al quinto mese di gravidanza. In braccio al nonno materno c’è Riccardo, sei anni, il figlio più grande della giovane coppia. Stanco, il bambino si addormenta durante il funerale della sorellina. In prima fila stravolti ma in un dolore composto anche i nonni, gli zii, i parenti e gli amici tutti.
Sull’altare un giardino di ceste di fiori bianchi, rose ed orchidee, circondano la bara della piccola Gloria adagiata su un lenzuolo bianco. Ed anche il gonfalone del comune di Gela listato a lutto rappresentato dal sindaco Angelo Fasulo che ha preso parte alla celebrazione eucaristica indossando la fascia tricolore.
A celebrare le esequie don Enzo Romano che saluta i fedeli annunciando che “questa non è una messa funebre ma il trionfo per una bambina che guarderà alla felicità, negatagli per negligenza umana”. Poi la lettura del Vangelo secondo Luca. La parabola delle cento pecore è quella scelta per precedere l’omelia pronunciata per dare il saluto alla piccola Gloria.
“Se Dio ha creato con infinita bontà gli uomini, perché allora permette la sofferenza e la morte degli innocenti? – ha detto don Enzo. Siamo sostenuti dalla speranza ed un giorno assisteremo ad una nuova nascita in cui saranno esaurite la morte e la sofferenza”. Poi rivolgendosi ai genitori: “Avete fatto di tutto perché le sofferenze della piccola Gloria fossero lenite. Quando le applicavate le cure, facendole dei pungiglioni, Gloria rispondeva con un ‘grazie’ perché le avete imparato il senso della riconoscenza e del dono. Oggi abbiamo un angelo in cielo e Gloria conserva la santità che gli avete concesso durante il battesimo”.
Don Enzo poi tuona: “È una morte infame, dovuta a stupide negligenze professionali. La mala sanità è il morbo della nostra Italia. Molte volte c’è molta superficialità. Non bisogna pretendere di diventare per forza professionisti dell’avvocatura, dell’ingegneria o della medicina. Se non si conoscono le materie di cui si crede essere esperti è bene che ci si fermi. Non per forza, a tutti i costi bisogna essere avvocati, ingegneri o medici. Se siamo destinati a fare i cretini, dobbiamo fare i cretini”.
“I bambini sono la cosa più bella che il Signore ci ha fatto e dobbiamo tenerceli cari perché loro sono la gioia e la felicità. I piccoli ci ricordano chi siamo, loro ci fanno umanizzare”. Poi il parroco esorta gli organi competenti perché “giustizia sia fatta ed altri casi non si ripetano più. Perché il sacrificio di Gloria è a vantaggio di altri, la sua morte non è inutile. Questa vita offerta salva l’umanità, come Cristo innocente morto sulla croce per noi, anche Gloria con la sua morte ci offre il senso del mistero della vita contenuto nel piano che Dio dona ad ognuno di noi”.
Don Enzo si rivolge ai genitori Tony e Sara che si tengono stretti per mano: “Così come voi non vi siete risparmiati perché Gloria avesse una vita sana e buona, anche il Signore vi darà sostegno e consolazione, Dio è accanto a voi in questo giorno in cui celebriamo Maria Addolorata che vi suggerisce anche che ci sarà una resurrezione”.