Il Pd rischia di restare solo |Cardinale pronto a rompere - Live Sicilia

Il Pd rischia di restare solo |Cardinale pronto a rompere

Tensioni anche dentro il partito. Lunedì la direzione.

PALERMO – E ora nel Pd si apre lo psicodramma del dopo. Con gli smottamenti ampiamente prevedibili alla vigilia. Il copione del salto del fosso, leit motiv della scorsa legislatura, sembra pronto a essere riproposto, come del resto ci si aspettava. E così in pochi si sono stupiti stamattina nel leggere su Repubblica Totò Cardinale, leader di Sicilia Futura, che chiede un cambio radicale nel Pd, altrimenti il suo movimento è pronto a guardare altrove. “Non siamo camerieri di nessuno”, dice tranchant l’ex ministro democristiano.

Sicilia Futura, forza renziana di complemento fedele fin qui a Luca Lotti e Davide Faraone, ha superato lo sbarramento ma senza sfondare. E riuscendo a portare a casa solo due deputati, Edi Tamaio e Nicola D’Agostino, entrambi, ovviamente, provenienti dal centrodestra. Decimata la sua classe dirigente. Ad Agrigento sono rimasti fuori Cascio e Cimino, a Messina, malgrado la valanga di preferenze, Beppe Picciolo, altri due uscenti sono caduti a Palermo. E ora, Cardinale solleva una questione politica al Pd, che sembra voler anticipare la possibile tentazione dei due eletti di Sicilia Futura di aderire al misto e non al gruppo dei dem, magari come anticamera di un ritorno a destra per puntellare la risicatissima maggioranza di Musumeci. Di cui al momento si evita di parlare ad alta voce, dopo le voci, smentite ufficialmente, di un sistematico voto disgiunto per il candidato della destra.

Insomma, al pronti e via il Pd rischia di trovarsi solo, dopo aver perso l’alleato centrista con la lista di Alfano e D’Alia rimasta sotto lo sbarramento. Un disastro. Sarebbe bastato far confluire nella lista centrista i quattro o cinque candidati “veri” della Lista Micari, i pochissimi arrivati al di sopra delle 1.500 preferenze, per salvare la pattuglia di Ap. Ma è stato questo uno degli innumerevoli errori della coalizione. Dentro la quale è scattato da giorni il gioco del “abbiamo perso per colpa di”, con reciproche accuse, dentro e fuori il partito. Ma oltre alle accuse a terzi, da Orlando (che ricambia) agli scissionisti di Bersani, non mancano i segnali di insofferenza interni. Antonello Cracolici ieri in un’intervista al Giornale di Sicilia ha preso atto delle difficoltà di Renzi, con toni assai critici. Angelo Villari, primo dei non eletti a Catania, ieri parlava apertamente su Telecolor dell’auspicio di cambiare segretario nazionale. Lunedì si aspetta la direzione nazionale del partito, poi toccherà mettere mano al disastro siciliano. Ed evitare altri smottamenti.


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