Il pg Gatto: "Non capisco chi festeggia" - Live Sicilia

Il pg Gatto: “Non capisco chi festeggia”

Il processo Dell'Utri
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Non è sereno oggi come non lo era ieri, ma almeno stanotte ha dormito. Il procuratore generale, Nino Gatto, rappresentante dell’accusa al processo d’appello al senatore del Pdl Marcello Dell’Utri è deluso da una sentenza che non lo soddisfa. I sette anni inflitti al parlamentare (Gatto ne aveva chiesti undici) e soprattutto l’assoluzione per le contestazioni successive al 1992 gli hanno lasciato l’amaro in bocca, reso ancora più insopportabile dalle parole di Dell’Utri. “Non capisco davvero – dice Gatto – come in questo Paese si possa festeggiare una condanna. E’ già la seconda volta nel giro di poco tempo. E poi comunque c’é poco da star felici. Sentivo qualche collega che parlava di prescrizione, per Dell’Utri, nel 2014 e, a occhio e croce, il periodo dovrebbe essere quello. Quindi c’é ancora tempo. Il calcolo è complicato e non l’ho fatto. Se ne occuperanno gli avvocati…”. Ma soprattutto ci potrebbero essere altre indagini. “C’é una pista – spiega il pg – corroborata dalle dichiarazioni di Massimo Ciancimino e di Gaspare Spatuzza. La Procura sta indagando e continuerà a farlo. Intanto, aspettiamo queste motivazioni. Sono davvero curioso di sapere come hanno fatto a tranciare il collegamento tra Dell’Utri e i fratelli Graviano: un legame che, dalle risultanze processuali, è incontestabile e che avvenne in un periodo, il 1994, in cui ci fu una particolare fase politica”. Per quanto riguarda l’assoluzione per i fatti successivi al 1992, Gatto puntualizza “la formula ‘perche’ il fatto non sussisté è normale in appello. La Corte non può distinguere, a differenza del Tribunale, tra il primo e il secondo comma dell’articolo 530 del codice penale. Il giudice può riformare o confermare. La distinzione tra i due commi e se la corte abbia pensato alla vecchia insufficienza di prove, eventualmente, si potrà capire solo nelle motivazioni”.


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