Le ipotesi sul tappeto adesso sono tre. Anzi, se ne potrebbe aggiungere una quarta. E sempre più concreta si fa quella che porta al voto anticipato al 7 ottobre se non addirittura all’ultima settimana di settembre. L’idea di Lombardo prende forma, giorno dopo giorno. Se ne è parlato anche oggi in giunta di governo, dove non s’è presa una decisione, ma dove si è affrontato il tema dei “tempi delle elezioni”. Da anticipare: il 7 o il 14 ottobre, appunto. Un’idea che non avrebbe raccolto un grande entusiasmo tra gli alleati del governatore, soprattutto tra gli esponenti di Fli. Un’ipotesi scartata, stamattina, dal presidente dell’Ars Francesco Cascio: “Lombardo mi ha chiesto di spostare al 31 luglio la data delle dimissioni proprio per votare a fine ottobre, e per evitare la campagna elettorale ad agosto. Sarebbe assurdo e anche non molto rispettoso nei miei confronti se lui decidesse di anticipare ulteriormente”. E invece, probabilmente sarà così. E le motivazioni dell’accelerazione repentina di Lombardo sono tutte politiche: approfittare, insomma, delle chiare divisioni all’interno dei partiti più grossi. E poter giocare, all’interno di un panorama fortemente confuso, una partita apertissima. E sempre in giunta stasera, sembra che il governatore abbia lanciato l’ipotesi di un dimezzamento della propria indennità e di quella degli assessori. Anche in questo caso, le reazioni in giunta sarebbero state un po’ fredde. Cosí Lombardo starebbe preparando l’ennesimo contropiede. Fissare le elezioni per l’ultima domenica di settembre. In questo modo ottenendo l’effetto collaterale di far risparmiare alle casse della Regione le indennità di ottobre. Qualcosa come 170 mila euro. E al di là dei tempi, il governatore starebbe pensando anche ai nomi. L’idea potrebbe essere quella di puntare su un candidato già lanciato, e ancora “libero” dai diktat dei grossi partiti. Un identikit che porta dritto a Rosario Crocetta.
“Chi governerà, rischia di farlo potendo contare su una maggioranza di 38-39 deputati. Non sarà facile”. Lo scenario, descritto sempre da Francesco Cascio, adesso, appare realistico. Specie se l’accelerazione verso le elezioni ventilata oggi in giunta di governo diventasse qualcosa di più di un’ipotesi. La diaspora interna ai vari partiti, le spaccature evidenti in quasi tutte le forze politiche, senza contare le fughe in avanti di candidati solitari, in effetti sta delineando un quadro molto frammentato, al punto da suggerire a molti “addetti ai lavori” la convinzione che il prossimo presidente della Regione possa essere eletto con un consenso vicino al 30% dei voti. Che si tradurrebbe nella previsione di Cascio: un presidente senza maggioranza. E un governo “costretto a negoziare ogni iniziativa”.
Già, perché la legge elettorale in questo caso parola chiaro. Il testo conferma l’elezione diretta del Presidente della Regione. Basterà mettere una croce su uno di quei nomi, insomma. Ma l’impressione è che saranno tanti. Qualcuno è già partito, come detto: Crocetta, Fava, Leontini, De Luca, Sturzo. Altri dovranno aggiungersi per forza. Il Pdl, nonostante l’annuncio del suo capogruppo all’Ars, ancora ragiona sul nome giusto (Micciché?). L’idea Lagalla, però, sembra farsi via via sempre più concreta, sebbene il rettore non voglia uscire allo scoperto troppo presto, come già avvenuto per le amministrative palermitane. Il Pd, infine, è combattuto sull’ipotesi Crocetta (sostenere lui, o rinsaldare il patto con l’Udc e appoggiare D’Alia?). E proprio su questi dubbi vorrebbe giovare Lombardo, avvicinando il “via” alla campagna elettorale.
Così, si può davvero pensare che, di fronte a questo quadro, il più eletto potrebbe raggranellare nemmeno un terzo dei voti complessivi. A quanti deputati corrisponderebbero questi voti? Intanto, va precisato che 80 dei 90 parlamentari saranno eletti col sistema proporzionale in collegi provinciali. Non entreranno nella suddivisione dei seggi i partiti che non raggiungeranno il 5%. Gli altri dieci deputati quasi certamente arriveranno dal listone del presidente eletto (compreso il nuovo governatore sono nove parlamentari), e dal candidato alla Regione piazzatosi “secondo”. A dire il vero, la legge impone il ricorso al listone solo nel caso in cui i seggi conquistati nei vari collegi dalle liste collegate a quelle del presidente sia inferiore a 54. I candidati della lista del presidente, quindi, entrerebbero all’Ars solo per contribuire a raggiungere il numero complessivo di 54. Gli eventuali seggi rimanenti (nei casi in cui la somma dei seggi conquistati dalle liste provinciali sia di 54 o di poco inferiore), verrebbe distribuito alle liste “sconfitte”, purché abbiano superato lo sbarramento.
Insomma, per scendere sul piano delle ipotesi, magari proprio quella ventilata oggi da Cascio, un presidente che vince, a causa del gran numero di candidati e dell’ampia frammentazione delle forze politiche, con un consenso vicino al 30%, potrebbe ottenere dalle liste collegate qualcosa come 28-29 deputati. Ai quali si aggiungerebbero appunto i nove del listone. Per arrivare a 37-38 deputati. E non avrebbe la maggioranza (che all’Ars è di 46 parlamentari). Il rischio, insomma, è che le prossime elezioni portino alla Sicilia proprio ciò che alla Sicilia non serve: un governo debole, costantemente sotto ricatto anche di forze politiche meno rappresentative. Un governo “balneare”, lo ha definito oggi Cascio, auspicando appunto la creazione di una coalizione più ampia possibile. Un esecutivo frenato dalle esigenze di una maggioranza da preservare. Al contrario proprio di quello che servirebbe: un governo solido, autorevole, in grado anche di compiere scelte impopolari. Ma per la ricomposizione dei poli, per l’accordo tra i grandi partiti, il tempo ancora ci sarebbe. Una condizione che rischierebbe di danneggiare partiti al momento fuori dalla logica dei due poli. Come l’Mpa e i suoi alleati. Che oggi, in un incontro all’Albergo delle Povere hanno serrato le fila. Erano presenti gli assessori (tranne Armao e Venturi), i dirigenti generali, i componenti degli uffici di gabinetto. E ancora, i deputati regionali dell’Mpa, il coordinatore Giovanni Pistorio, gli alleati del Fli Briguglio e Marrocco, l’Api di Spampinato e Fazio e quelli dell’Mps rappresentati da Riccardo Savona. Un incontro nel quale Lombardo ha “motivato” i suoi, ha ribadito la convinzione di godere in Sicilia di un ampio consenso. E ha issato ancora una volta il vessillo dell’autonomia, da usare anche come strumento dialettico nella prossima campagna elettorale.
E questo il contesto nel quale Lombardo adesso sta pensando di anticipare ulteriormente la data delle elezioni. Oggi in giunta se n’è parlato. Le date possibili sono quelle del 7 o del 14 ottobre. Perché se si può vincere col 30%, la partita è aperta per tutti.