Il pizzo e l'ammanco di 300 euro |Il boss: "Chi ti ha autorizzato?" - Live Sicilia

Il pizzo e l’ammanco di 300 euro |Il boss: “Chi ti ha autorizzato?”

Le cimici dei carabinieri seguono in diretta una riunione. I toni diventano incandescenti.

i santapaola di mascalucia
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CATANIA – Sarebbero mancati 300 euro dai conti dell’estorsione che ogni anno a dicembre uno dei farmacisti doveva versare. Un ammanco che fa imbestialire i fratelli Giuseppe e Salvatore Puglisi che convocano Antonio Carciotto. Anche perché i soldi servivano per lo stipendio del padre, l’ex malpassotu Piero Puglisi e capo indiscusso del gruppo dei Santapaola di Mascalucia. Gruppo azzerato dall’operazione dei carabinieri che alcuni giorni fa hanno eseguito diversi fermi. Grazie ad un sofisticato e all’avanguardia sistema di intercettazioni gli investigatori hanno potuto seguire in diretta l’incontro tra Giuseppe Puglisi e Antonio Carciotto che si è svolto davanti alla Chiesa Madre di Mascalucia. E ad un certo punto arriva anche Salvatore Puglisi.

Giuseppe Puglisi è infuriato: “Siamo stanchi… l’ennesima brutta figura”. Perché Salvatore sarebbe andato a riscuotere i 1000 euro in farmacia, ma una volta avuto in mano solo 700 euro avrebbe chiesto spiegazioni sulla somma mancante. A quel punto aveva scoperto che i 300 euro erano stati incassati da Antonino. Puglisi aveva retto il gioco. Ma il danno d’immagine non doveva ripetersi. Dopo una serie di battute, poi Carciotto c’entra il problema: “Per i 300 euro?”. Ma si difende: “Ma tuo fratello lo sapeva già”. Puglisi non è convinto: “Salvuccio non lo sapeva”. Anzi ribatte. “Antonio Salvuccio non lo sa, seconda cosa anche se fosse così a nessuno deve venire in mente solo il pensiero, perché queste cose… né da quello né da quell’altro, nessuno ne può usufruire”. Carciotto a testa bassa risponde: “Lo so giusto”. Puglisi però non si ferma: “Antonio io non me li sono presi da nessuno, mai me li sono presi. Aspetta, nonostante ciò, io ho passato i guai per questo cose, però un euro non me lo sono preso mai, a me hanno insegnato così”. Quando arriva Salvatore Puglisi i toni si alzano. Carciotto cerca nuovamente di difendersi, spiegando di aver avvertito. Ma Puglisi ribatte: “Ma che stai dicendo Antonio, a me lo dicesti?”. E ancora: “Che stai dicendo Antonio ho fatto bordello perché le… non si toccano… a papà cosa gli devo mandare io? Chi spacchio ti ha autorizzato…” La situazione pare degenerare. “Mi stai facendo agucchiare i fili (innervosire, ndr)”. Carciotto non può fare altre che dire: “Va bene Salvo ora ti mando queste 300 euro…”

Un’intercettazione che cristallizza i ruoli all’interno del gruppo. Giuseppe e Salvatore Puglisi sono gli uomini al comando. Mentre il cugino Antonio Carciotto, forte del fatto di essere figlio di Alfio, ha un ruolo di secondo piano rispetto a loro.

Ad un certo punto si fa il punto sulle estorsioni. Salvatore Puglisi fa i conti parlando con Salvatore Mazzaglia: “1000 dovevano essere la farmacia giusto? meno 300, io 500 li ho dati alla mamma, poi domani glieli metto a papà (Pietro Puglisi), che domani deve partire e questi qua io glieli devo mandare ad Alfio (Carciotto)”.

Passano due giorni e Antonino Carciotto accompagna la zia al colloquio al carcere di Voghera per incontrare il boss Piero Puglisi. La moglie racconta al marito quando è accaduto. Puglisi chiede al nipote spiegazioni. Carciotto sminuìsce: “Piccolezze”. Ma spetta al boss valutare “la rilevanza dello sgarro”. Ancora una volta è l’ex malpassotu che deve avere l’ultima parola sugli affari di Mascalucia.


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