Il postale, l'ammanco e l'estorsione|Il caso che sconvolge Giardini Naxos - Live Sicilia

Il postale, l’ammanco e l’estorsione|Il caso che sconvolge Giardini Naxos

Se qualcuno avesse chiesto informazioni su Marcello Intelisano a Giardini Naxos tutti l’avrebbero definito un brav’uomo. Intelisano, 55 anni, da sette dirigente dell’agenzia locale delle Poste, piaceva davvero a tutti. Dal 7 febbraio, però, Intelisano ha perso un po’ di credito: qualcuno, forse non “tutti” ma molti, comincia a credere alle accuse che hanno interrotto la carriera di Intelisano, da qualche giorno agli arresti domiciliari.

Peculato e simulazione di reato sono i reati contestatigli dal sostituto procuratore di Messina Fabrizio Monaco, che dopo aver letto l’informativa dei carabinieri della compagnia di Taormina, comandati dal capitano Gianpaolo Greco, ha formulato la richiesta di un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di un dirigente postale accusato di avere fatto suoi oltre 160 mila euro, sottratti alle casse di Poste italiane. La tesi della difesa c’è ed è abbastanza plausibile sul territorio siciliano: estorsione. Un’estorsione di quelle classiche, quasi da manuale.

Eccolo, il racconto di Intelisano. È settembre 2010, lui, che torna a casa dal lavoro in auto, a Castelmola, piccolo paesino a due passi da Taormina, viene affiancato da una vettura, forse una Land Rover nera, lungo uno dei tornanti. Quell’auto, con a bordo tre individui, gli sbarra la strada e lo costringe a fermarsi. Ne scende un tipo losco, con una calza in faccia e una pistola in mano, parla napoletano e gli punta un coltello alla gola. Vuole soldi, tanti, “duecentomila euro”, e gli fissa un appuntamento per la consegna. Lui, atterrito, esegue. Nel corso di successivi incontri – quattro, secondo la vittima – avrebbe consegnato 160 mila euro: prima 50 mila, poi altri 50, dopo 30 e infine altri 30. Tutti sottratti dalle casse della sua agenzia postale. “Avevo troppa paura per la mia famiglia – denuncia successivamente ai carabinieri – quell’uomo mostrava di conoscere mia moglie ed i miei figli. Sapeva anche il nome dell’accademia frequentata da mia figlia. Minacciò di mettermi una bomba in casa”. Ma il racconto in caserma arriva dopo, troppo tempo dopo.

Arriva quando la direzione provinciale delle Poste di Messina comincia a fiutare il losco nell’ufficio di Giardini. Viene avviata un’indagine interna quando quella piccola unità di servizio supera il limite massimo di 75 mila euro nella giacenza di sicurezza in cassaforte. Chiedono spiegazioni al dirigente, ma le giudicano insoddisfacenti. È a questo punto che Intelisano corre ai ripari. Racconta al maresciallo Fichera, della stazione di Giardini Naxos, di quei napoletani che lo hanno minacciato di morte. Racconta di essere stato costretto a “prelevare” 160 mila euro dalle casse del suo ufficio. Ne propone la restituzione. Ma quel mea culpa tardivo non basta a Poste Italiane, che lo licenzia in tronco. E intanto scattano le indagini degli investigatori dell’Arma.

Scattano perché la denuncia di Intelisano non ha affatto convinto il maresciallo Fichera, che si chiede: “Perchè mai, se armato di una pistola, l’estortore lo minaccia con un coltello?”. Ed ancora: “Perchè la presunta vittima non ha mai rilevato il numero di targa? E perchè mai quel tetto massimo dei 200mila euro nella richiesta estorsiva?”. E poi il direttore dell’agenzia di Poste non è un pavido, in passato ha contribuito all’arresto di due rapinatori. Era gennaio 2010: Intelisano vide due individui sospetti stazionare nei pressi dell’agenzia, poco prima dell’apertura. Ne segnalò la presenza ai carabinieri che intervennero e, dopo un lungo inseguimento, bloccarono i due, armati di pistola, con il colpo in canna. Un episodio, questo, che aumentò i dubbi del maresciallo Fichera e del capitano Greco.: “Ma come, tanto coraggio a gennaio, e così poco solo otto mesi dopo?”.

L’abitazione del sospetto viene perquisita, i carabinieri scoprono che moglie e figlio di Intelisano, qualche tempo prima, avevano versato la somma di 20 mila euro per l’acquisto di un albergo a Castelmola, facendosi carico di debiti per 80mila euro, precedentemente contratti dai proprietari.

Per gli investigatori il cerchio è chiuso: la somma sottratta è servita all’acquisto dell’albergo. Dieci mesi di indagini si sono sono conclusi con l’emissione, da parte del gip Giovanni De Marco, di un’ordinanza di custodia cautelare. “I fatti denunciati – si legge sull’ordinanza – sembrano mutuati dalla sceneggiatura di un B-Movie, sono palesemente inverosimili, sia nella dinamica complessiva che nei singoli dettagli”.


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