CATANIA – Ultime ore catanesi per il Prefetto Francesca Cannizzo. Prossima destinazione sarà la capitale siciliana, Palermo. Città vasta e difficile, ripiombata ultimamente nell’incubo della stagione stragista del 1992, dopo l’allarme sulla presunta organizzazione di un attentato di matrice mafiosa ai danni del giudice Antonino Di Matteo: “Ho consapevolezza – riferisce la Cannizzo a LiveSiciliaCatania- che sarà una esperienza complessa”. Prima dell’arrivo del nuovo rappresentante del governo centrale, Maria Federico, che ha ricoperto il medesimo ruolo a Prato, c’è spazio, però, per un rievocazione dei due anni alla guida della prefettura etnea, un lasso di tempo assi delicato, segnato dagli effetti sul tessuto catanese della crisi finanziaria: “Catania – esorta il Prefetto- ha le risorse per superare questo momento”.
Quale pensa che sia il ricord che lascia a Catania?
“Questo bisognerebbe chiederlo a coloro che, appunto, mi hanno conosciuta e mi hanno frequentato”.
Quale momento, invece, porta con se?
“Questa rete inter-istituzionale che si è realizzata. E Poi ho un ricordo tutto mio, personale, da cittadina catanese, quello della messa dell’Aurora”.
Venendo a cadere il ruolo delle Province in Sicilia, come cambierà l’organizzazione delle Prefetture sul territorio?
“Credo che questa sia ancora una prospettiva in corso di esplorazione e quindi non è facile, in questo momento, prevedere quali saranno gli assetti organizzativi dell’apparato nazionale e ragionale. Bisognerà seguire con molta attenzione non solo le riforme, e come saranno scritte, ma anche tutto quello che ci sarà attorno ad esse. Bisogna seguire il grande dibattito che c’è e ci sarà, proprio per essere all’altezza del ruolo che saremo chiamati a continuare come Prefetti, anche nel nuovo contesto istituzionale. Del resto, per noi, non è una novità inserirsi in contesti nuovi. C’è stata la riforma del titolo quinto della Costituzione. Il rapporto dei prefetti con gli enti locali è profondamente mutato e credo, dunque, che anche questa sarà una prova da affrontare con consapevolezza, con impegno, vedendoci sempre in prima linea”.
Lei si è trovata a gestire una festa, quella di Sant’Agata, adombrata dal processo sulle presunte infiltrazioni mafiose. Come ha visto lei maturare questo momento tanto importante della vita cittadina?
“Innanzi tutto, io mancavo da Catania da undici anni. Quando sono tornata ho trovato un clima completamente cambiato, completamente diverso e certamente in positivo. Sulle vicende alla quali lei fa riferimento, ricordiamoci che c’è un appello pendente. Sarà dunque il secondo grado di giudizio, sarà la magistratura, a chiarire i termini delle vicende in questione. Certamente, ho trovato una festa molto più ordinata, molto diversa da quella che avevo lasciato io”.
Lascia invece una città segnata dalla crisi economica e dalle grandi vertenze del lavoro, una su tutte quella di Aligrup?
“Purtroppo, in questo, Catania non è dissimile da tutto il contesto nazionale e mondiale. Questa è però una città e una provincia di grandi potenzialità. E come ho detto appunto in precedenti occasioni, io ho la certezza questa Provincia ha tutte le risorse per poter superare la crisi. Conosco i catanesi e le catanesi. Il cammino più confacente per questa realtà è quello dello sviluppo, della civiltà e della crescita”.
Tra poco prenderà possesso della Prefettura di Palermo, città ripiombata nell’incubo stragi. Tutto ciò la preoccupa?
“Non amo parlare di cose di cui non conosco il contenuto. Dico sempre che la conoscenza che i prefetti devono avere del territorio nel quale sono chiamati ad operare è diversa e deve essere più diretta rispetto a quella che si può avere attraverso i giornali. Su Palermo preferisco ancora non pronunciarmi. Ho consapevolezza che sarà una esperienza complessa”.