CATANIA. Sarà un (altro) anno di fuoco. Lo prevedono statistiche poco incoraggianti sul versante sociale, lo spiegano meglio gli avvenimenti di questi mesi.
Un ruolo di intervento e di mediazione toccherà (come sempre) al Prefetto, Maria Carmela Librizzi.
Per una Catania che è destinata a vivere un 2023 quasi decisivo.
Eccellenza, come stanno Catania e il suo territorio?
Quella di Catania è una realtà estremamente complessa ed articolata. E come tutte le grandi città ha problematiche di ordine e sicurezza pubblica, di ordine sociale e di tanto altro. Ma la questione che acquista maggiore rilievo e che ci deve vedere tutti impegnati, sono questi dati che attribuiscono a Catania il primato della delinquenza minorile e della dispersione scolastica.
Si tratta di due elementi che sembrano reggersi a vicenda.
Sono due elementi strettamente connaturati: abbiamo migliaia di ragazzi per strada che non vanno a scuola ma che sono facile preda della delinquenza.
Le statistiche, tante volte, sembrano qualcosa di fittizio: probabilmente mai come in questo caso, risulta ben tangibile andando in giro per Catania.
Assolutamente. E’ chiaro che le attività di prevenzione e di contrasto ci sono e sono forti: lo dimostrano già da sole le tante operazioni di polizia portate avanti. Ma se noi non opponiamo un contrasto ancora più forte a questo fenomeno che cittadini avremo nel prossimo futuro?
Le chiedo, come avete intenzione di intervenire?
Si interviene, innanzitutto, facendo capire che nessun componente della società civile può voltarsi dall’altra parte. E nessuno si deve ritenere esente dall’impegno. Allora: il cittadino catanese è un cittadino vivace però tante volte dà dimostrazione di amare la sua città ma di non averne cura.
C’è un recupero di questi ragazzi da parte dell’associazionismo. Ma non può bastare, occorre che ci si impegni tutti. E’ questo che farà la differenza nel futuro. E’ quello che ci darà quel valore aggiunto: che, oggi, non è rappresentato certo dai 5 mila ragazzi che non vanno a scuola e che sono per strada.
Il dato è impressionante.
E’ anche significativa l’articolazione della criminalità che viene continuamente contrastata ma, una volta che si esce dal carcere, le organizzazioni criminali ed i loro capi tornano nuovamente a delinquere e le operazioni delle forze dell’ordine hanno portato a galla una realtà rappresentata da un flusso enorme di droga che invade il nostro territorio.
Da una parte c’è chi acquista questa droga: fatto che rappresenta un fenomeno sociale grave. Dall’altra, il fiume di denaro che finisce anche in attività lecite, in attività economiche che falsano il mercato.
Non intendo farle invadere il campo minato della politica ma il fatto che si voti a Catania mi porta a chiederle se lei auspica che questi temi vengano affrontati in campagna elettorale.
Si tratta di argomenti che costituiscono la priorità da affrontare sul territorio. Tutte le forze politiche, indistintamente, dovrebbero far fronte a questa situazione.
In provincia vi sono Comuni interessati da vostre ispezioni. Cosa dobbiamo attenderci?
Dobbiamo evitare infiltrazioni della criminalità nei Comuni, nelle attività amministrative, nelle attività economiche. Quando abbiamo segnali che meritano un approfondimento, noi agiamo: ci sono due commissioni che stanno operando e vedremo l’evolversi degli approfondimenti.
Ma mi preme far rilevare che il nostro lavoro ci vede impegnati anche sulle interdittive anti-mafia.
Con che numeri?
Ne abbiamo emesse più di una trentina per riuscire a preservare quella economia sana che opera sul territorio. Ci sono operazioni di polizia che attestano il fatto che molti commercianti continuano a pagare il pizzo: estorsioni che, in alcun casi, dura addirittura da trent’anni. Tutto questo dimostra come sia pervasiva la criminalità e come non ci sia quello scatto d’orgoglio, di civiltà e di rivoluzione che può consentirci di contrastare questo fenomeno malavitoso.
Ad inizio anno ne parleremo con il commissario nazionale anti-racket. Serve una presa di posizione molto forte.
Che Catania immagina tra qualche anno? E’ una città che è legittimata a guardare con speranza ai tempi che verranno?
Noi dobbiamo essere ottimisti. Catania ha opportunità incredibili grazie al Pnrr ed ai Fondi di rigenerazione urbana. Il volto della città può cambiare tenendo lontana la criminalità da ogni finanziamento
Altrimenti non ci sarà futuro per Catania.
Negli anni passati abbiamo assistito a grandi vertenze sul fronte del lavoro. Non che oggi si stia meglio, ma che fotografia fa del versante occupazione etneo?
Lo scorso anno abbiamo avuto il problema della Pfitzer che è stato affrontato. Ma, devo dire, quotidianamente assistiamo a manifestazioni di protesta sotto la Prefettura: noi siamo luogo d’incontro e mediazione. Ed è quello che continuiamo a fare. Di sicuro, l’intento è sempre quello di preservare ogni singolo posto di lavoro. Non farlo, sarebbe una sconfitta per tutti.
Il fronte dei rifiuti resta sempre quello più rovente?
Ci sono tante problematiche. C’è la cosiddetta “malamovida” che non è soltanto un fenomeno catanese e che rispetto al quale non abbiamo soluzioni miracolistiche ma per il quale abbiamo messo in atto diverse strategie. In via Di Sangiuliano stiamo provando a chiudere la strada anche se non abbiamo accontentato tutti: alcuni commercianti sono d’accordo, altri non lo sono. Ma sicuramente dovrà essere oggetto di un tavolo di confronto. Non si potrà accontentare tutti ma, alla fine, dovranno essere fatte delle scelte. In una responsabilità che chiama in causa tutti.
Perchè non è possibile e non è ammissibile che ci ritroviamo a fare i controlli e troviamo violazioni e cibo avariato.
Torno sui rifiuti.
Con Comune e Regione il confronto è costante. E, mi lasci dire, l’obiettivo dev’essere di tutti: perchè Catania non può tornare ad essere piena di spazzatura.