Il professore, la trappola, i soldi | Così hanno incastrato il finanziere - Live Sicilia

Il professore, la trappola, i soldi | Così hanno incastrato il finanziere

La "vittima" ha registrato la richiesta di denaro e l'ha consegnata ai colleghi di Pietro Corrao

PALERMO – Due registrazioni – una “ufficiale” e l’altra no – e una busta con dentro mille euro. Ci sono elementi difficili da smentire e che il finanziere arrestato venerdì per concussione prova a smontare dicendo che si è trattato di “uno scherzo”.

Il giudice per le indagini preliminari Lorenzo Jannelli, su richiesta del procuratore aggiunto Sergio Demontis e del sostituto Claudia Ferrari, ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per Pietro Corrao, 58 anni, in servizio al Gruppo Palermo. Sono stati i suo stessi colleghi a indagare e ad arrestarlo.

Quella strana telefonata
Tutto inizia l’8 maggio scorso quando un uomo si presenta negli uffici della finanza in viale Michelangelo. Deve presentare una denuncia. Nel 2019 è stato vittima di un tentativo di truffa assicurativa da parte di una donna e di un uomo. Ma non è dell’incidente che vuole parlare. Ad occuparsi dell’indagine è stato Corrao con il quale ha avuto modo di confrontarsi, come era normale che fosse.
Normale non era invece l’invito ad incontrarsi il 7 maggio scorso per strada e non in ufficio. Corrao doveva comunicargli importantissimi aggiornamenti sull’indagine. Il professore consegna ai finanzieri una chiavetta Usb. Ha registrato con il telefonino la conversazione.

Il telefonino spia
La registrazione è nitida: “Dottore allora possiamo dare una buona notizia, allora è venuta la signora lei quanti danni ha?; “Io tremila e otto”; “Diciamo lei ad oggi di tasca quanto ne ha uscito’”; “Ma io non ho uscito di tasca io l’ho portata alla Mercedes… ha fatto il preventivo nello stesso giorno, nella stessa ora è venuto il perito che ha trovato la macchina smontata ha fatto la perizia… tremila e otto”; “Vabbè la Mercedes fa prezzi alti, allora facciamo una cosa vediamo un po’, io da quello che ho capito la signora l’ho trovato un po’ debole e forse ha capito che ha sbagliato e mi fece pure capire che vorrebbe riparare, lei quanti piccioli… ipotesi lei quanto vorrebbe per rimettere la querela… la signora gliela facciamo accettare così contento lei contenti tutti, quanto potrebbe volere lei?”.

Mille euro per un telefonino
Il professore conferma che l’entità del danno non l’ha stabilita lui, ma il perito. Tutto regolare, insomma. Ed è ora che Corrao fa la sua richiesta: “Allora facciamo una cosa, siccome giustamente avi che combatte (è impegnato) lei per un mese no, è un mese che ci travagghiu (lavoro) pure io, facciamo una cosa lei stasera chiami questo numero è il marito… allora le cose sono due o fate un appuntamento e ci vediamo qua e parliamo un attimo tutti e tre o ve la vedete voi allora io ricissi (direi) di fare una cosa lei ci dice 5.000, danni tre e otto, più l’avvocato, altre spese… a me si è rotto pure il telefono mi servirebbe pure il telefono… dalle scale… questo costa 1000 euro e ci rici (dici) 5.000 euro… 4.000 si rimette in sacchetta lei… però lei deve essere un professionista… lei ci dice io conosco la legge, vabbè capisco i momenti, nella vita tutti sbagliano queste cose lei mi insegna, lei è un professore, lei rimane contento perché parliamoci chiaro a questi li mandiamo sotto processo, facciamo finta che sono condannati i soldi quando li vediamo… lei qua stesso con me fa la remissione di querela, rimette la querela fin quando c’ho le carte io meglio di così… così lei ha avuto la sua soddisfazione, le chiederanno pure scusa, lei si acchiappa i piccioli e perdoniamo”.

La trappola
Al successivo appuntamento fissato per il 14 maggio, il “professore” non usa più il telefono per registrare. Non serve, se ne occupano i finanzieri. Corrao: “Lei aveva detto cinque e sessantotto (5 mila e 68 euro), siccome io già sono andato alla Tim siccome l’altra volta mi aveva detto mille e due io già gli ho detto alla signora cinque mila 268… siccome l’ho già ordinato il cellulare io pensavo meno invece mi hanno detto mille e due”.

La busta con i soldi
All’uscita dell’ufficio il “professore” riferisce ai finanzieri di avere consegnato a Corrao una busta bianca con mille euro in contanti. Gli altri duecento li dovrà dare in seguito. I colleghi di Corrao piombano nella sua stanza. Sul mobiletto accanto alla scrivania c’è una cartella con dentro una busta e mille euro. Corrao viene arrestato in flagranza di reato.

“Ma era uno scherzo”
Interrogato dal Gip Corrao spiega che “io non ho neanche guardato la busta quindi io pensavo ci fosse una quietanza… il rendiconto delle spese sostenute non mi sono posto il problema della busta”. Gli fanno ascoltare l’audio della prima registrazione e poi dell’intercettazione: “… non è vero io facevo dell’ironia. Io ho due cellulari che sono in perfette condizioni…”.


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