Dalle finestre di via Praga, l’immagine del gazebo, delle catene, della gente cotta dal sole e da una riforma che per molti vuol dire “addio” al lavoro. Almeno per quest’anno. O chissà per quanto. Davanti al Provveditorato di Palermo, la protesta dei precari della scuola. Dentro le stanze dell’Ufficio scolastico provinciale, la tensione e la preoccupazione del “titolare”, il provveditore Rosario Leone: “Sì, è vero, sono molto preocupato. Siamo di fronte a una situazione che ha un impatto emotivo notevole”.
I tagli, la protesta
Impatto dovuto a una riforma della scuola che operato tagli netti al personale docente e tecnico. Tagli la cui portata è stata apparentemente “attutita” da sinonimi che non cambiano di molto il senso delle cose.
“La protesta è umanamente condivisibile – ribadisce Rosario Leone – per chi si trova a perdere, dopo anni, il posto di lavoro”. Insomma, non si chiamano tagli giusto perché a essere “tagliati” sono i cosiddetti “precari”.
“Questa condizione – spiega Leone – coinvolgerà più o meno allo stesso modo tutti i gradi e tutte le categorie di personale. Se proprio vogliamo fare dei distinguo, posso dire che le medie e la scuola primaria subiranno ridimensionamenti maggiori. Per la scuola dell’infanzia, invece, la situazione è meno pesante. Alla scuola media, in particolare, i problemi sono dovuti alla riduzione delle ore di Lettere, Educazione tecnica, fisica e musicale, mentre per la primaria al cosiddetto ‘maestro unico’, che poi unico non è ma ci sarà una riduzione della compresenza”.
Non solo docenti, però. I tagli riguardano fortemente anche il personale Ata: “In questo caso – precisa Leone – le riduzioni di personale sono state effettuate attraverso un sistema informatico che risponde a determinati parametri. Da parte nostra c’è stata la necessità di effettuare ‘a mano’ una riduzione di circa 400 posti”.
I numeri
Il provveditore entra nello specifico dei numeri e conferma, grossomodo, le stime diramate in questi giorni. “Credo che la cifra di circa 1200-1400 supplenze ‘tagliate’ sia vicina alla realtà. Ma questo dato va verificato. Certo, dove ci sono già esuberi, non potremo assegnare alcun incarico. E questo, se vogliamo dirla tutta, è dovuto anche un altro fenomeno…”.
Così il dirigente dell’Ufficio scolastico entra nel merito di un’abitudine assai diffusa, ma che, in momenti come questi di forti riduzioni d’organico, finisce per avere effetti devastanti: “Ci sono tanti docenti, di ruolo al Nord, che chiedono l’assegnazione provvisoria in Sicilia. In questo modo, di fatto, prendono il posto di tutte quelle persone che potrebbero aspirare a una supplenza. Resta il fatto – aggiunge Leone – che questi tagli, che si possono quantificare in 6000 solo in Sicilia e 10-12000 in tutto il Sud, vanno a colpire le zone più povere e meno industrializzate del Paese”.
Perdersi, nei corridoi della scuola
Spostamenti, assegnazioni, incarichi. Muoversi nella selva dei meccanismi della scuola è davvero complicato.Facile perdersi, come nei corridoi di una scuola. E spesso si finisce persino in tribunale. Così come è successo per la norma introdotta dal Ministro Gelmini che prevede lo “scivolamento” in coda nella graduatoria per le tre province aggiuntive che ogni docente può scegliere. Insomma, il “pettine” (il meccanismo di inserimento in graduatoria in base semplicemente al punteggio), viene messo nel cassetto. Ma sono scattati ricorsi a raffica, ai quali il Tar ha anche dato ragione: “Ma il Ministero – avverte Leone – ci ha comunicato di non tenere conto, al momento, della pronuncia del Tar in attesa di quella di secondo grado che arrvierà tra pochi giorni. Però, non credo che il problema riguardi molto, ad esempio, la provincia di Palermo. Visto il gran numero di docenti con un punteggio alto, infatti, non penso che essere in coda o inserito a pettine cambi qualcosa”.
E i “protocolli salvaprecari?”
Insomma, una situazione drammatica per molti docenti. Tanto difficile da aver “suggerito” qualche settimana fa l’intervento dell’assessore regionale Lino Leanza, pronto a instituire un “protocollo” col Miur finalizzato ad ammortizzare gli effetti dei tagli: “Ma di questo fatto – dice Leone – io non posso dire molto. So che il progetto prevedeva in parte l’utilizzo dei fondi ‘ex Pon’, ma non so, nel dettaglio, in cosa consista questo progetto. Attendo di conoscerlo. Semmai – aggiunge – c’è forse un altro istituto che potrebbe venire incontro ai precari. Si tratterebbe dell’utilizzo di ammortizzatori sociali in deroga. Per farla semplice, grazie all’accordo con l’Inps (che dovrà verificare l’esistenza di questi fondi), i supplenti finché lavorano avranno lo stipendio, nei mesi in cui non lavoreranno prenderanno la cassa integrazione. Ma anche su questo, dovremo attendere i prossimi passi”.
I costi sociali e l’impatto emotivo
Restano, su un pavimento di numeri, norme, dubbi e “tagliole”, le storie di chi ha perso o perderà il lavoro. Quelli che in tanti chiamano “costi sociali”, traducibili in drammi quotidiani per famiglie e persone. Alcune delle quali sono ancora lì, incatenate in via Praga.
“La situazione – ammette – ha un forte impatto emotivo. E io credo di poter dire cose inadeguate o insufficienti. Da parte mia, ho scritto al sindaco e per conoscenza all’Asl e al Prefetto, perché forniscano almeno l’assistenza medica a queste persone che stanno protestando. Io, però, da uomo della scuola – conclude – sono molto preoccupato. I docenti, infatti, possono considerarsi personale altamente specializzato. Difficilmente potranno ‘rinconvertirsi’ o riciclarsi in altri settori, così come avviene per lavoratori più generici. Mi chiedo come possa fare, un uomo, una donna della scuola a restare senza scuola”.