Il razzismo strisciante e i rom | "Però Salvini ha pure ragione..." - Live Sicilia

Il razzismo strisciante e i rom | “Però Salvini ha pure ragione…”

La casa assegnata ai rom, le parole della rabbia di tanti. Ma il sindaco, sul punto, ha ragione.

I rom della Favorita, adesso, escono a piccoli gruppi dalla sale delle carrozze di Villa Niscemi. Il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, e l’assessore alle Attività sociali, Giuseppe Mattina, li hanno accolti per comunicare un’importante novità. Già dal primo mese del 2020 – al massimo entro la primavera – nessuno di loro starà più nel campo delle fogne, dei ratti e della munnizza. Un passo in avanti necessario per cancellare un’installazione vergognosa.

Ma – come è comprensibile che accada in tempi tanto arcigni – sui social e altrove la notizia data da LiveSicilia ha raccolto più di un commento urticante. “Prima gli italiani! Vergogna! E chi ci pensa ai palermitani!”.

E non importa sapere che quei fondi siano vincolati a quel progetto e non possano essere spesi per altro. Né conta la rassicurazione di Palazzo delle Aquile che ha tracciato un suo piano a più voci – certo, tutto da verificare – per l’emergenza abitativa. Il rom che usufruisce del suo legittimo diritto a una sistemazione umana – essendo un uomo – dopo anni di casupole sgarrupate, diventa un usurpatore, una sottrazione, uno scandalo. In rete, pollici versi e perfino insulti non mancano.

Tuttavia, se uno fosse un filino razzista, adesso, nel cuore di Villa Niscemi, mezza residenza, mezza suggestione messicana, annoterebbe, meravigliato, che questi rom – essendo rom, cioè uomini – sono educati, parlano in italiano meglio di tanti sedicenti italiani, stanno composti, hanno concetti di sensibilità e argomentazioni profonde. E chi potrebbe stupirsi dell’umanità di un uomo che è, appunto, un uomo?

Si raccontano i ragazzi del campo della Favorita. Un giovane con la barba dice: “Io ho un lavoro, sono giardiniere. Mi piace giocare a calcio. Sai, il campo non è più come era, prima c’era tanta malavita. Ora siamo integrati. I bambini vanno a scuola. Noi ci diamo da fare. Perché non possiamo avere un tetto come tutti gli altri?”. Si mostra, intanto, la pagella di un bimbo della ‘De Gasperi’ con ottimi voti.

“Non c’è tanto razzismo a Palermo – dice un altro –. Le persone sono accoglienti. Forse, qualcuno ci guarda con sospetto, come se noi fossimo tutti mendicanti o delinquenti. Io voglio vivere e crescere onestamente in Italia. Non mi vergogno di dire che vengo dalla Favorita. Non odiateci più”.

Chiosa Saly, il grande capo: “Su certe cose Salvini ha pure ragione. Chi viene accolto qui e non si comporta bene, deve andare via. Noi siamo persone oneste. Non abbiamo niente da temere”.

Si eclissano i rom, in minute pattuglie, tornando verso la loro dimora a termine. A margine, lasciano, inconsapevolmente, note e interrogativi di accompagnamento, tra la terra e il web.

Che cos’è il razzismo, se non la convinzione che qualcuno mi stia rubando il pane per l’unica circostanza di esistere? Che cos’è, se non l’idea che un’etnia, in quanto tale, produca individui seriali con gli stessi vizi, senza eccezioni? Che cosa sono i razzisti, se non maschere deformate, implacabilmente contrarie a ogni forma di integrazione, specchi che non riflettono mai la parola ‘razzismo’, limitandosi a odiare per sentito dire? Molte contraddizioni si possono addebitare a questo sindaco dagli avamposti del disastro di Palermo. Ma, sul piano dell’affermazione di un principio sacrosanto, la condotta di Leoluca Orlando è meritevole di stima.

Eppure, sono tempi arcigni, non soltanto per i rom. Un mormorio ostile accompagna chi viene percepito come esponente di una lontananza. E chi si ribella al cinismo è un ‘buonista’. Ugo Forello, capogruppo M5s a Palazzo delle Aquile, è stato in alcune reazioni virtualmente lapidato – c’è, per fortuna, chi lo ha incoraggiato – per avere scritto sul suo profilo facebook pensieri sulle migrazioni e sui porti chiusi: “Il fatto che l’Italia abbia dimostrato di essere capace di grande accoglienza, non legittima oggi a divenire insensibili o spietati con i migranti che si trovano ‘sequestrati’ in mezzo al Mare Mediterraneo”.

Vincenzo Ceruso, nello stesso viavai virtuale, ha descritto perfettamente, da sociologo, lo spirito dei giorni: “Sono sempre più convinto che bisogna guardare oltre gli steccati e le divisioni, per difendere la dignità dell’uomo e trovare soluzioni ragionevoli, non slogan, ai grandi problemi del nostro tempo”. Pillole ricostituenti di buonsenso che suonano addirittura scandalose in tanta cecità. Forse non basteranno.

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