PALERMO – Che la sua forza stia nel numero, e nella bassa mortalità, ce lo avevano già ricordato con consueta arguzia, Fruttero & Lucentini vari anni fa. Ora – dello ‘stupido’ – Gianfranco Marrone ci propone l’immagine più attuale e fastidiosa: non c’è stupido peggiore di colui che si vanta della sua intelligenza e addita la stupidità altrui, ovunque gli paia di poterla snidare. Cosicché il giudizio di stupidità è quasi sempre reversibile: l’Altro che pare ci stupido si vendica facendo apparire stupidi, perché incauti e superbi, anche noi che lo giudichiamo tale. Quindi? Che fare? Rinunciare a qualsiasi problematizzazione?
Incontriamo l’Autore alla presentazione del libro (Stupidità, Bompiani, euro 12,00) a la Feltrinelli (via Cavour, 133). Presentazione insolita. In cui – su invito dell’Autore – ciascuno racconta, se vuole, l’ultimo episodio di stupidità a cui ha assistito, l’ultima scemenza che ricorda.
«Tutti si aspettano che io dica delle stupidità – esordisce Marrone, rivolto al pubblico che affolla la libreria – e quindi siete nel posto giusto! Raffaella Carrà, che ha inventato la ‘neotelevisione’ disse una volta: “la televisione siete voi!” e così faccio io: la presentazione la fate voi! Questo anche per evitare che sia io soltanto a dire scemenze». Gli astanti si prestano al gioco. C’è chi afferma di non conoscere nessuno stupido («siamo tutti intelligenti!»), chi sottolinea come i Social Network siano un contenitore di raccolte compiaciute di scemenze altrui, da cui differenziarsi e chi prova a distinguere fra una stupidità del sistema e una stupidità dell’individuo. «La stupidità – risponde Marrone – non una proprietà dell’individuo: è sociale. È la stupidità della burocrazia, della complessità che tutti sperimentiamo: è stupido il sistema»
E l’intelligenza?
«Oggi l’intelligenza è passata alla tecnologia: la città è intelligente, il telefono è intelligente, è smart. Abbiamo delegato l’intelligenza alla teconologia e noi umani siamo restati senza»
Tutti stupidi, nessuno stupido….
«Perché nessuno riesce ad accorgersene. Il tema della stupidità è quanto mai inattuale: la stupidità è cool! Una nota campagna pubblicitaria, lodata da tutti gli esperti, si fondava sull’esortazione “be stupid!”, La cultura di massa ci dice: bisogna essere stupidi! Vantarsi della stupidità. D’altra parte, gli ‘intellettuali’ sembrano arroccati in una rivendicazione della propria intelligenza che mi pare eccessiva: Musil diceva – nel “Discorso sulla stupidità” – che la peggiore stupidità e quella di chi vanta la sua intelligenza»
Una modica dose di stupidità ci tocca tutti?
«Certo, ci riguarda tutti. Ma, ammetterlo è già un modo per liberarsene. Bisogna sentirsi stupido per esserlo di meno; il gesto di ammetterlo ci aiuta – non dico a salvarci – ma almeno a non starci dentro in modo totalizzante»
La categoria della stupidità oggi sembra trasversale alle classi sociali, pervasiva….
«Anni fa, Leonardo Sciascia si lamentava che non esistessero più i “bei cretini di una volta”. Prima c’era Giufà, lo scemo del villaggio: oggi il villaggio è globale e anche la stupidità si è globalizzata. L’ipotesi che in questo libro ripercorro è che le regole del villaggio siano esse stesse stupide»
A parlare di stupidità si rischia di passare per spocchiosi…
«Parlare di stupidità senza apparire spocchiosi è impossibile. Uno dei problemi più forti della stupidità è la difficoltà di afferrarla».
Quindi la stupidità vince sempre?
«Sempre. Perché non cambia mai, ma noi cambiamo e quando incontriamo dopo molto tempo qualcuno che ci era sembrato stupido, pensiamo: “non può essere così stupido! Non fino a questo punto!” E così lo stupido vince sempre».