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Il salvagente

La pochezza, la bassezza e la stupidità sono pericolose tutto l’anno.Come difenderci? Ecco un consiglio tratto dal Cyrano de Bergerac

IL VENDITORE DI PENSIERI
di
2 min di lettura

Il mare è bello e pericoloso. D’estate, per lo più. Invece la pochezza, la bassezza e la stupidità sono pericolose tutto l’anno. Ecco perché è utile indossare un salvagente. Come questo che segue, buono per tutte le misure. Ce lo presta Cirano:

Orsù che dovrei fare?….
Cercarmi un protettore, eleggermi un signore,
e dell’edera a guisa, che dell’olmo tutore
accarezza il gran tronco e ne lecca la scorza,
arrampicarmi, invece di salire per forza?
No, Grazie!

Dedicare, com’usa ogni ghiottone,
dei versi ai finanzieri? Far l’arte del buffone
pur di vedere alfine le labbra di un potente
atteggiarsi a un sorriso benigno e promettente?
No, Grazie!

Saziarsi di rospi? Digerire
lo stomaco per forza dell’andare e venire?
Consumar le ginocchia? Misurar le altrui scale?
Far continui prodigi di agilità dorsale?
No, grazie!

Accarezzare con mano abile e scaltra la capra,
e intanto il cavolo innaffiare con l’altra?
E aver sempre il turibolo sotto de l’altrui mento,
per la divina gioia del mutuo incensamento?
No, grazie!

Progredire di girone in girone,
diventare un grand’uomo tra cinquanta persone,
e navigar con remi di madrigali, e avere
per buon vento i sospiri di vecchie fattucchiere?
No, grazie!

Pubblicare presso un buon editore,
pagando, i propri versi! No, grazie dell’onore!
Brigar per farsi eleggere papa nei concistori
che per entro le bettole tengono i ciurmatori?
No, grazie!

Sudar per farsi un nome su di un picciol sonetto
anzi che scriverne altri? Scoprire ingegno eletto
agl’incapaci, ai grulli; alle talpe dare ali,
lasciarsi sbigottire dal rumor dei giornali?
E sempre sospirare, pregare a mani tese:
Pur che il mio nome appaia nel Corriere francese?
No, grazie!

Calcolare, tremar tutta la vita,
far più tosto una visita che una strofa tornita,
scriver suppliche, farsi qua e là presentare?…
Grazie, no! grazie no! grazie no!

(da Cyrano de Bergerac di Edmond Rostand, atto primo, scena IV)


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