PALERMO – Nel 2022 nel distretto di corte d’appello di Palermo sono state 2902 le utenze telefoniche intercettate (numero che non corrisponde ai soggetti “ascoltati”, visto che ciascuno potrebbe aver avuto più utenze a disposizione).
Di queste 1950 intercettazioni erano relative a indagini di mafia, 9 di terrorismo e 935 si inquadravano nell’ambito di inchieste su altri reati (ad esempio di corruzione). Sempre nello stesso periodo sono state 754 le intercettazioni ambientali disposte. Tra queste 524 erano relative a inchieste sulla criminalità organizzata, 230 a crimini comuni. Sono alcuni dei dati forniti dal procuratore di Palermo, Maurizio de Lucia, nel corso dell’ audizione in videoconferenza in commissione Giustizia al Senato nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulle intercettazioni.
Il capo dei pm del capoluogo ha più volte sottolineato l’importanza delle captazioni, strumenti definiti come “irrinunciabili”. Il trojan invece è stato usato in 218 casi: 185 in inchieste antimafia, 3 su sospetti casi di terrorismo, 30 in indagini “comuni”. Infine i dati sulle intercettazioni di email e chat: 326 in tutto. Anche in questo caso il magistrato ha distinto tra le 285 relative a indagini di mafia, 5 di terrorismo, 36 di reati ordinari.
“Diritto alla difesa, interesse dello Stato a perseguire i reati e diritto dell’opinione pubblica ad essere informata: sono tre diritti costituzionali sullo stesso livello ed è difficile trovare un punto di equilibrio”. Ha aggiunto il procuratore di Palermo, Maurizio de Lucia, in audizione in videoconferenza in commissione Giustizia al Senato nell’ambito dell’indagine conoscitiva sul tema delle intercettazioni, sottolineando di “non avere soluzioni da indicare”.