Il tentato rapimento della bimba | È scontro tra magistrati e ministro - Live Sicilia

Il tentato rapimento della bimba | È scontro tra magistrati e ministro

Il procuratore di Ragusa Carmelo Petralia e il ministro della Giustizia Andrea Orlando

L'indagato è libero. Orlando avvia accertamenti sui pm iblei. Il procuratore Petralia non ci sta.

L'episodio sulla spiaggia di Scoglitti
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PALERMO – Il presunto tentativo di rapimento di una bambina di 5 anni, il fermo e poi il rilascio dell’uomo accusato di aver tentato di portarla via, lo scontro tra il procuratore di Ragusa Carmelo Petralia e il ministro della Giustizia Andrea Orlando, il quale avvia gli accertamenti sull’operato della magistratura iblea che porta avanti le indagini sul caso. Sono alcuni degli elementi finiti nel calderone di un caso di cronaca che ora sta spostando il suo baricentro dalla provincia di Ragusa a Roma, con Orlando che avrebbe chiesto all’ispettorato del ministero di avviare alcuni accertamenti preliminari su quanto avvenuto a Ragusa e il capo dei magistrati iblei che, di contro, critica il titolare di via Arenula: “Avrei gradito una dichiarazione di solidarietà nei confronti di un magistrato che applica la legge”, le parole di Petralia rivolte al ministro.

Tutto prende il via il 16 agosto, quando i carabinieri bloccano un indiano di 43 anni, Ram Lubhaya, con l’accusa di aver tentato di rapire una bambina di cinque anni sulla spiaggia di Scoglitti. L’uomo, che si professa innocente, sarebbe riuscito a prendere in braccio la piccola per alcuni secondi, salvo poi fuggire davanti alla reazione di alcuni bagnanti e dei genitori. La questione finisce sul tavolo del pm Giulia Bisello, che decide di non chiedere la convalida del fermo per Lubhaya e l’eventuale applicazione di una misura cautelare al giudice per le indagini preliminari. Una scelta che nonostante il coro di critiche sollevatosi da una parte del mondo politico e dai social network viene ribadita dal pm anche nella notte tra sabato e domenica, al termine di un lungo interrogatorio nei confronti dell’indiano, resosi necessario dal clamore suscitato dal caso. A difendere il pm Bisello oggi scende in campo il procuratore di Ragusa, che all’Ansa spiega così la decisione di lasciare in libertà Lubhaya: “E’ una vicenda che abbiamo trattato secondo legge. Per i reati ipotizzati di tentativo di sequestro e sottrazione di minore non è possibile confermare il fermo eseguito dai militari e pertanto non è stata richiesta l’udienza di convalida al gip. Resta il fatto inquietante – aggiunge il procuratore – dell’accaduto ma siamo in presenza di un indagato che non ha precedenti per reati specifici. L’attività condotta dalla collega Giulia Bisello è irreprensibile perché non c’erano spazi giuridici per la custodia cautelare dell’indagato. È probabile, dopo gli interrogatori di ieri sera, che chiederemo il giudizio immediato”.

Una tesi confermata anche dalle parole del legale dell’indiano, Biagio Giudice, ma che non mette al riparo la magistratura iblea dalle critiche che iniziano a piovere dalla politica e anche dalla madre della bambina, che in una intervista a NewsMediaset si sfoga così: “Questa legge mi fa vomitare”. La donna contesta la decisione della magistratura di far tornare in libertà l’indagato. “Mi trovavo sul lungomare, a risalire le scale. La bambina – ricorda – era già salita con mio marito. Un’amica mi ha fatto notare che la mia bimba era in braccio a uno straniero che la teneva molto stretta a sé, con il faccino quasi sotto la sua ascella. La paura è stata tanta. Ieri siamo stati risentiti, speranzosi che questa persona venisse anche solo espulsa dall’Italia. Voglio solo dire – conclude – che io vomito davanti alla legge italiana. Perché ho compreso che è stata applicata proprio la legge nei minimi particolari. Ci è stato detto che non ha concluso il reato: lo dovevamo perdere di vista per poter dire che si stava portando via la nostra bambina. Si è fermato perché noi l’abbiamo fermato”.

Alle parole della donna si uniscono quelle di Maurizio Gasparri e Daniela Santanchè (Forza Italia), oltre che di Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia). “Si usa la carcerazione preventiva anche solo sulla base di qualche intercettazione – dice l’ex ministro – e poi di fronte a un fatto accaduto sotto gli occhi di tutti non si agisce. Ma il Csm e anche il ministro della Giustizia non hanno nulla da dire sull’operato del magistrato che ha lasciato in libertà un criminale?”. Santanchè parla di “schizofrenia totale” da parte del pm, mentre l’ex candidato sindaco di Roma sottolinea ironicamente che “nell’Italia di Renzi e Alfano funziona così”. Attacchi rimbalzati anche sui social network e che provocano la reazione di Petralia: “Toccherà alla procura di Messina valutare le gratuite e volgari offese di internauti, esponenti politici e non, nei confronti del pm che si sta occupando dell’indagine. Sarà la procura di Messina – aggiunge Petralia – a valutare le offese contro chi sta lavorando seriamente applicando la legge. Trasmetteremo gli atti e i documenti di cui siamo in possesso”. Poi la stoccata contro Orlando: “Se ho sentito bene oggi in tv, il ministro della Giustizia avrebbe annunciato di voler approfondire il caso sulla vicenda del tentato rapimento di una bimba di 5 anni. Rientra nei suoi poteri, ma avrei gradito una dichiarazione di solidarietà nei confronti di un magistrato che applica la legge e fatta segno di pesanti e volgari offese”.

In tarda serata una nota del ministero, che parla di “verifiche preliminari” sul caso Ragusa, precisa: “Di fronte al clamore mediatico sulla vicenda di Ragusa, il ministro della Giustizia Orlando ha richiesto informazioni sull’accaduto attraverso l’organo a ciò preposto, e cioè l’Ispettorato. Le valutazioni affidate alla discrezionalità del magistrato naturalmente non sono sindacabili. Solo se fossero ravvisabili abnormità o violazioni di legge tali da essere sottoposte a valutazioni disciplinari il ministro agirà di conseguenza”.


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