“Tra il Ros del generale Subranni e del colonnello Mori e il procuratore Borsellino c’erano ottimi rapporti. Mai Borsellino mi riferì giudizi critici su Mori”. Così il tenente colonnello Carmelo Canale, citato come testimone al processo per favoreggiamento aggravato al generale Mario Mori, descrive i rapporti tra il giudice ucciso dalla mafia e il raggruppamento operativo speciale dell’Arma.
Canale, dopo una lunga vicissitudine processuale, è stato assolto dall’accusa di concorso in associazione mafiosa, che gli ha comportato 5 anni di sospensione dall’Arma, e reintegrato in servizio col grado di tenente colonnello. Per lungo tempo braccio destro del giudice Paolo Borsellino il teste ha ripercorso in aula, davanti alla quarta sezione del tribunale di Palermo, la sua carriera.
A riprova della bontà delle relazioni tra l’imputato e Borsellino e più in generale tra il Ros e il magistrato, Canale riferisce di due cene a cui il giudice ed altri magistrati parteciparono insieme ad ufficiali del raggruppamento. “Organizzammo una cena a Terrasini tra ufficiali del Ros, tra i quali c’era anche l’allora Maggiore Obinu (coimputato insieme a Mori ndr) – ha aggiunto – e alcuni magistrati come Borsellino, Lo Voi e Natoli. Al termine della cena Borsellino tenne un discorso che finì con questa frase: ‘questa e’ la cena delle persone oneste”.
Poi Canale ha raccontato di un altro incontro conviviale tra Mori e Subranni, rispettivamente vice e comandante del Ros, e Borsellino. “Avvenne – ha spiegato – nella sede del comando generale a Roma una settimana prima che Borsellino venisse ucciso. Poi andammo a Salerno in elicottero con Subranni”.