"Il Vaccino e la trombosi: mi hanno amputato la gamba" - Live Sicilia

“Il Vaccino e la trombosi: mi hanno amputato la gamba”

Atroci sofferenze, sei interventi chirurgici. Poi ha dovuto scegliere se salvare la gamba o morire

PALERMO – “Prima il vaccino con Astrazeneca, poi una terribile trombosi, con sei interventi chirurgici, 20 giorni di sofferenza, mi hanno amputato la gamba e adesso vorrei giustizia”. Maurizio Carra, giornalista, classe ’56, chiede ai vertici dell’Asp di Palermo “giustizia”. (segnalazioni a redazione@livesicilia.it)

Nessuno può, in questo momento, stabilire se esista un nesso di causalità con la vaccinazione Astrazeneca. Ma il racconto della sua sofferenza è tutta in quelle cartelle mediche, in quei certificati, che iniziano con il riscontro dell’inoculazione della prima dose di Astrazeneca e completano la serie con l’amputazione della gamba.

Adesso è nella morsa della burocrazia: “Per la visita di invalidità – dice a LiveSicilia – mi hanno detto all’Asp che è necessario attendere un anno e mezzo, al momento stanno smaltendo le richieste del marzo 2020”.

Com’è iniziato il suo incubo?

“Sono stato vaccinato nel mese di marzo, ho scelto di farlo subito, insieme a mia moglie. Ci occupiamo di turismo e per noi sarebbe stato basilare superare il pericolo di questa pandemia continuando a lavorare. Sapevo che il vaccino Astrazeneca era già discusso, quando è stato il mio turno nell’hub vaccinale della Fiera, ho chiesto al medico di avere il vaccino Pfizer, che si riteneva, allora, un po’ più sicuro dell’altro. Purtroppo non soffrendo di patologie particolari mi hanno inoculato Astrazeneca”.

Poi cosa è accaduto?

“Inizialmente alcuni fastidi, dopo alcuni giorni ho iniziato ad accusare forti dolori.

Un aumento dei dolore al piede, un annerimento delle unghie. È emersa la necessità di esami più approfonditi. Si era formato un blocco in una arteria, appena dietro il ginocchio, che impediva la possibilità di far defluire il sangue. Questo ha provocato una mancanza di ossigenazione delle parti finali”.

Come sono intervenuti in ospedale?

“Quando sono andato al pronto soccorso di Villa Sofia sono stato scaricato in codice verde, sono andato al Civico e hanno compreso la gravità della situazione.

Il pomeriggio stesso hanno tentato il primo intervento. Ne ho avuti 6 interventi. Scoprivano sempre trombosi, dopo i primi risultati positivi, trovavano nuove ostruzioni e se ne formavano altre. Venti giorni di operazioni”.

Come ha saputo quello che stava accadendo?

“Ho seguito con grande lucidità tutto il percorso chirurgico. Poi il primario mi ha detto che era necessario salvare la mia vita.

Ho dato la mia autorizzazione all’amputazione, hanno chiamato mia moglie, per avere l’autorizzazione, data la terribile situazione in cui ero precipitato. A quel punto mi sono ritrovato in una situazione di emergenza psicofisica e burocratica. Al di là di tutte le cure che ho avuto anche grazie all’assistenza dell’Asp e a una dottoressa di altissimo profilo, Rita Abate, mi sono scontrato con tutto il resto della burocrazia dell’Asp, che non mi ha mai comunicato nemmeno se potevo o no, fare una seconda dose di vaccino”.

All’Aifa cosa le hanno detto?

“L’Aifa mi ha detto che tutte le determinazioni dovevano essere curate dall’Asp

“La domanda di invalidità civile giace da due mesi in attesa della visita dell’Asp. Mi hanno detto che dovrei aspettare un anno e mezzo, perché stanno esaminando le richieste di un anno fa”.

Lei non è un no vax?

“Assolutamente no, ho anche chiesto di completare il ciclo vaccinale, non è il mio medico di base che può assumersi questa responsabilità”.

Qual è la cosa che le fa più rabbia?

“Essere una di quelle vittime dimenticate del vaccino Astrazeneca. Su questo vaccino hanno detto tutto e il contrario di tutto. È chiaro che siamo di fronte a una situazione di estrema gravità. Essere stato una cavia è un atto di inaudita gravità e il fatto che anche l’Asp non fornisca una risposta è gravissimo. Il fatto che una commissione medico legale esamini dopo un anno e mezzo le richieste di invalidità, ma ciò accade solo in Sicilia”.

Ha fatto una denuncia?

“Vorrei riuscire a non mandare nessuno in galera. Credo che non ci sia dolo tra i medici. Però è chiaro che le risposte le vorrei. Poi chiaramente deciderò. Chiedo giustizia in termini informativi, lo dico da giornalista. Anche in questo senso c’è molta carenza informativa. Si parla sempre di quel caso su 100mila che accada. Ma forse non è così, se tante persone che ho incontrato, io ne conosco 6 o 7”.

Qual è il messaggio che manda all’Asp?

“Mi sono sempre assunto le mie responsabilità e vorrei che chi è pagato molto più di me, fornisse delle risposte. Non si può ignorare il problema. Se poi la magistratura accerterà con serenità eventuali responsabilità da parte dello Stato o dei singoli, questo si vedrà, ma non è che non facendo nulla il problema si risolve”.


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