Il vecchio fragile che ci insegnò | a sopportare i morsi del dolore - Live Sicilia

Il vecchio fragile che ci insegnò | a sopportare i morsi del dolore

Il Papa e la sofferenza
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La più grande dolcezza donata da Karol il Papa è stata la visione condivisa del dolore nel suo corpo. Gli ultimi istanti. La deglutizione a fatica. E quel pugno battuto forte. Renato Farina ha scritto: “Un cazzotto a Dio”. Sbaglia Umberto Galimberti quando, con aristocratica levità, quasi stesse parlando di un mondo di cavie, definisce il Papa trapassato esemplare perché “ha incarnato il senso del dolore che è proprio del cattolicesimo”. Non è vero, non soltanto.

Karol ci ha mostrato la pena nella sua insensatezza. Ha offerto lo  spettacolo duro del suo fisico in disfacimento. Un contrappasso tremendo per chi da Giovane Papa fu appellato come “Atleta di Dio”. Che cos’è il dolore della carne? Qual è il carico più pesante che pone come  interrogativo a noi creature tremanti? C’è la solitudine. Quando soffri sei solo. La solidarietà sincera degli altri può accompagnare il basso continuo del male.
Non può lenirlo. Non può contrastarlo. Ma Giovanni Paolo II – che nel verbo predicava l’offertorio a Dio – nel gesto ci ha insegnato la sopportazione stoica. Niente riesce a fermare il passo del coraggio, se il cuore non vuole. C’è paura. Ogni penoso spasmo è un annuncio di finitezza. Attraversiamo il giorno con la noncuranza degli dei. Rifiutiamo i doni e le meraviglie del momento. Ci comportiamo come se l’eternità fosse la nostra dimensione. Invece è saggio guardare il mare, respirarlo e imparare che la notte verrà e che non lo vedremo più. Giovanni Paolo II ci ha insegnato a non sprecare nemmeno un grano di miglio del nostro percorso.

E c’è l’assenza di speranza. Il dolore contorce la bocca e opprime l’anima. Quando sei nell’occhio del suo ciclone, pensi che non andrà più via. Giovanni Paolo II ci ha insegnato che nessun macigno è talmente grande da impedirci di ripartire. Nessuna menomazione sa mutilare davvero la vita che resta integra, anche se è più difficile viverla dentro un organismo che non obbedisce.
Altro che espiazione, professor Galimberti. Altro che masochismo cattolico. L’esempio di un uomo agli uomini come lui.

L’agnostico impenitente ringrazi perciò questo Papa profondo e forte, ma più profondo ancora nella debolezza. Davanti al dolore abbiamo il riflesso del suo viso contorto che incoraggia. Il volto di un fratello. Karol  l’avremo compagno di viaggio negli abissi che la sofferenza produce, con i suoi lineamenti di croce storta. E risaliremo da quel baratro attaccati alla luce bianca di una veste, se mai il nostro Paradiso deciderà di farsi vivo in terra. E lo ritroveremo e lo ameremo in ogni corpo che grida.

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