Immigrazione, abusi e violenze: come lavoravano i trafficanti

Abusi e violenze: come lavoravano i trafficanti di persone

Dalle indagini della Polizia emerge un sistema spietato, che fa leva sulla debolezza dei migranti

CATANIA – All’apparenza caritatevoli e pieni di amicizia per i migranti che gli affidavano le proprie vite, in realtà erano pronti alla manipolazione e all’abuso sessuale sulle proprie vittime. I membri dell’organizzazione dedita all’immigrazione clandestina, arrestati ieri in una operazione della Polizia, erano particolarmente spietati nel portare avanti i propri traffici illeciti.

Immigrazione e fiducia

“Landayà”: nella lingua dioula parlata in Burkina Faso, Costa d’Avorio e Mali significa “fiducia”, ed è la parola che ha dato il nome all’operazione. A fidarsi erano invitati i migranti dai componenti dell’organizzazione, che come hanno scoperto gli investigatori della Squadra mobile di Catania lavoravano proprio strumentalizzando le condizioni di incertezza dei migranti.

Lontani da casa, con il bisogno di concludere il proprio viaggio e trovare un amico che li aiutasse, i migranti si affidavano ai componenti dell’associazione a delinquere, i quali si comportavano in modo da averne totale fiducia. Il loro scopo però, secondo quanto ricostruito dalle indagini, era unicamente di accaparrarsi più clienti possibili, trattandoli come merce.

“Guardiamo le vetrine”

Nel corso di alcune intercettazioni i trafficanti di uomini sono sentiti mentre dicono “Andiamo a guardare le vetrine”. Il riferimento è a un centro accoglienza in cui erano appena arrivati dei migranti, a cui l’organizzazione voleva vendere i propri servizi di passaggio della frontiera.

Uno dei diciassette arrestati lavorava proprio in un centro accoglienza come mediatore culturale, e avrebbe approfittato della propria posizione per favorire i traffici illeciti dell’organizzazione. Da un lato infatti riusciva a carpire la fiducia dei migranti proprio per il fatto di lavorare nella struttura d’accoglienza; dall’altro sfruttava le informazioni a cui riusciva ad accedere nel centro sui nuovi arrivi, sulle loro nazionalità e sulle loro età.

Gli abusi sessuali e la tratta

La parte più vulnerabile del traffico di migranti erano le donne: i membri dell’organizzazione sono stati spesso sentiti dalle microspie della Polizia mentre commentavano la bellezza delle migranti, e sono stati scoperti dei casi in cui oltre ai soldi le donne dovevano pagare con prestazioni sessuali. Questo succedeva anche quando le donne viaggiavano con i figli, i quali a volte erano lasciati ad altri componenti dell’associazione criminale.

La presenza di donne, come si legge in un comunicato stampa della Procura della Repubblica di Catania che ha coordinato le indagini, “determina una seria esposizione a rischi di sfruttamento e una sovrapposizione tra percorsi di smuggling e trafficking: quasi tutte le migranti emerse nell’indagine risultavano in possesso di plurimi indicatori di tratta”.


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