Immigrazione, Meloni: "Basita dalla sentenza del giudice di Catania" - Live Sicilia

Immigrazione, Meloni: “Basita dalla sentenza del giudice di Catania”

La premier attacca il giudice etneo che ha liberato un irregolare

ROMA – “Sono rimasta basita di fronte alla sentenza del giudice di Catania, che con motivazioni incredibili (“le caratteristiche fisiche del migrante, che i cercatori d’oro in Tunisia considerano favorevoli allo svolgimento della loro attività”) rimette in libertà un immigrato illegale, già destinatario di un provvedimento di espulsione, dichiarando unilateralmente la Tunisia Paese non sicuro (compito che non spetta alla magistratura) e scagliandosi contro i provvedimenti di un governo democraticamente eletto”. Così la premier Giorgia Meloni sui social. “Non è la prima volta che accade” ma “continueremo a difendere i confini”.

La vicenda nasce da una sentenza del tribunale etneo

La vicenda è quella del tribunale di Catania che ha accolto il ricorso di un migrante, sbarcato a metà settembre a Lampedusa e poi portato nel nuovo centro di Pozzallo, giudicando il recente decreto del governo “illegittimo in più parti”. In particolare, i giudici hanno contestato la nuova procedura di trattenimento e la cauzione di 5000 euro da pagare per non andare nel centro. 

Salvini rincara la dose

Anche il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini è intervenuto sull’argomento. “La Lega chiederà conto del comportamento del giudice siciliano che non ha convalidato il fermo degli immigrati in Parlamento, perché i tribunali sono sacri e non possono essere trasformati in sedi della sinistra – ha detto Salvini -. Io, venerdì andrò all’udienza di Palermo dove rischio fino a 15 anni di carcere per aver difeso i confini e ridotto drasticamente sbarchi e tragedie in mare. Chi ha la coscienza pulita non si fa intimidire. Ed è con questo spirito che faremo la riforma della Giustizia, con separazione delle carriere e responsabilità civile dei magistrati che sbagliano”.

L’attacco sull’orientamento politico del magistrato

E Salvini aggiunge: “Le notizie sull’orientamento politico del giudice che non ha convalidato il fermo degli immigrati sono gravi ma non sorprendenti”. Il vicepremier si riferisce a quanto scritto dal Giornale secondo cui sulla bacheca Fb della magistrata ci sarebbe stata sia una petizione, condivisa nel 2018, che chiedeva “una mozione di sfiducia” nei confronti di Salvini,sia l’articolo ‘Open Arms e Sea Watch: la richiesta di archiviazione della procura di Palermo’. “La Lega chiederà conto del comportamento del giudice siciliano in Parlamento – afferma Salvini -.I tribunali non possono essere trasformati in sedi della sinistra”. Secondo il Giornale, poche ore dopo la pubblicazione dell’articolo sul quotidiano, la giudice avrebbe poi chiuso il profilo Facebook. Che è finito sotto i riflettori della testata anche per alcune pagine seguite: “Free Open Arms” e quella dedicata a “Open Arms”. Il Giornale dedica spazio anche al marito della giudice che viene definito “vicino agli ambienti politici rossi e simpatizzante di Magistratura democratica” con “un forte interesse verso i temi migratori”.

Salvini: venerdì a Palermo all’udienza dove rischio 15 anni

“Già nel 2019, quando ero al Viminale, ci scontrammo con giudici del Tar che cercavano di boicottare i Decreti sicurezza e che sposavano pubblicamente le tesi della sinistra. Il tutto senza dimenticare le rivelazioni di Luca Palamara e le intercettazioni contro il sottoscritto che ‘va fermato anche se ha ragione'”, afferma Salvini. “La Lega chiederà conto del comportamento del giudice siciliano in Parlamento, perché i tribunali sono sacri”, continua. Il vicepremier e leader leghista ricorda: “Io, venerdì, andrò all’udienza di Palermo dove rischio fino a 15 anni di carcere per aver difeso i confini e ridotto drasticamente sbarchi e tragedie in mare. Chi ha la coscienza pulita non si fa intimidire. Ed è con questo spirito che faremo la riforma della Giustizia, con separazione delle carriere e responsabilità civile dei magistrati che sbagliano”.

L’Anm di Catania: respingiamo con sdegno le accuse alla collega

“L’Anm di Catania esprime una posizione ferma e rigorosa a tutela della collega Iolanda Apostolico, persona perbene che ha lavorato nel rispetto delle leggi, e respinge con sdegno le accuse a lei rivolte. Il rapporto tra potere esecutivo e giudiziario andrebbe improntato a ben altre modalità”. Lo dice, dopo le critiche rivolte alla giudice catanese che non ha convalidato i trattenimenti di tre migranti, il presidente dell’Anm di Catania Alessandro Rizzo.

“Quelle che abbiamo letto sono parole sbagliate per toni e contenuti e non sono consone ai rapporti tra magistratura ed esecutivo”, spiega Rizzo riferendosi alle critiche espresse alla collega dalla premier Meloni, dal ministro Salvini e dal senatore Gasparri. “La magistratura esamina i ricorsi anche contro provvedimenti dell’autorità amministrativa e li decide sulla base delle leggi”, spiega Rizzo. “Il fatto che una questione abbia significato politico è vicenda di tutti i giorni. La magistratura si occupa spesso di cose che hanno ricadute politiche, ma ciò non può legittimare la convinzione che dietro le decisioni dei giudici ci siano motivazioni politiche e che la magistratura faccia politica”, aggiunge. “Se la legge prevede che certi provvedimenti, come quelli relativi alla restrizione della libertà degli individui, sono contestabili – prosegue – significa he il magistrato è libero nella sua determinazione di convalidarli o meno. Oppure pensiamo che le decisioni debbano essere tutte a senso unico?”. “Spingere su toni così aggressivi – conclude – è fuori luogo e ci allontana dai reali problemi della giustizia”.

Anm, c’è sgomento per le parole della premier

La Giunta dell’Associazione Nazionale Magistrati del Distretto di Catania ha appreso con sgomento del contenuto delle dichiarazioni di recente rilasciate da esponenti della maggioranza di Governo e dal Presidente del Consiglio dei Ministri in relazione ad un provvedimento emesso dalla Sezione Specializzata in materia di immigrazione del Tribunale di Catania.

Tali dichiarazioni – che, tra le altre, accusano un giudice del suddetto tribunale e la magistratura italiana tutta di essere “nemici della sicurezza della […] nazione”, “un ostacolo alla difesa dell’ordine pubblico” e di scagliarsi “contro i provvedimenti di un governo democraticamente eletto” –, al di là della loro conclamata infondatezza, ricorrono a toni scomposti, lontanissimi da quelli che dovrebbero sempre informare una corretta dialettica tra poteri dello Stato.

Il fatto che i magistrati siano talora chiamati a pronunciarsi in relazione a vicende che hanno anche un rilievo politico, oltre che più propriamente giuridico, non significa, né potrà mai significare che i provvedimenti emessi dall’autorità giudiziaria non traggano il proprio fondamento esclusivamente da una rigorosa valutazione dei fatti ed applicazione delle norme di diritto: tali sono, nel caso di specie, le valutazioni operate dalla dott.ssa Iolanda Apostolico (giudice della Sezione Specializzata in materia di immigrazione del Tribunale di Catania) in relazione ad un decreto del Questore di Ragusa di trattenimento di un cittadino straniero richiedente asilo.

Alla luce di tali considerazioni, gli attacchi e le polemiche infondatamente promosse da alcuni esponenti politici ed organi di stampa nei confronti del suddetto giudice sono del tutto gratuite ed irriguardose, oltre che non rispettose delle sfere di attribuzione funzionale e finanche della dignità stessa della persona del magistrato in questione – esposto ad una gogna mediatica (con annessa pubblicazione di fotografie che ritraggono momenti di vita privata della collega) anche unitamente a membri del suo nucleo familiare.

La Giunta dell’Associazione Nazionale Magistrati del Distretto di Catania esprime pertanto piena solidarietà e vicinanza alla collega autrice del provvedimento e ricorda che gli atti dell’autorità giudiziaria possono certamente essere criticati e non condivisi, oltre che impugnati nelle opportune sedi; tuttavia, anche la più aspra delle critiche non deve mai trascendere nella delegittimazione personale e professionale dei magistrati che li hanno redatti, né nello strumentale travisamento dei contenuti di quegli stessi provvedimenti o, ancora, in moniti intimidatori verso chiunque – come la collega in questione – eserciti l’attività giurisdizionale attenendosi quotidianamente ai più alti standard legali e deontologici.

La senatrice Stefani (Lega): interrogazione al ministro Nordio

“La Lega al Senato presenterà un’interrogazione al ministro della Giustizia per approfondire la vicenda del giudice che non ha convalidato il fermo di migranti nel centro richiedenti asilo di Pozzallo. Alla luce delle informazioni lette oggi sui giornali, che riferiscono di petizioni da parte del magistrato contro Salvini ministro dell’Interno e campagne pro Ong, non vorremmo sia stata fatta una scelta ideologica. Nella nostra Repubblica è lecito avere opinioni politiche e poterle esprimere, ma questo non può succedere in un tribunale, dove i giudici devono rispondere soltanto alla legge”. Così la senatrice leghista Erika Stefani.

Bonelli: “Meloni vuole nascondere i fallimenti”

“I giudici applicano le leggi e dicono alla Costituzione della Repubblica Italiana, non al Governo. Ogni giorno, la Presidente Meloni trova un nuovo nemico con cui scontrarsi : un giorno sono le ONG, il giorno successivo parla di complotto e di Governo tecnico, per poi passare agli attacchi verso la Germania. Ma perché questa costante ricerca di un avversario?”. 

A chiederlo conversando con i cronisti, è il co-portavoce nazionale di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli. “Dietro questa strategia – agguinge – si cela il tentativo di deviare l’attenzione dal fallimento delle politiche economiche, sociali ed ambientali che caratterizzano il suo mandato. Ci troviamo di fronte a un Paese che si sta profondamente impoverendo, con famiglie che sprofondano nella povertà a un ritmo allarmante. La Meloni che parla di illegalità cominci lei ad applicare le leggi come la tassa sugli extraprofitti energetici dove 8,3 miliardi di euro sono stati sanati alle lobby energetiche che hanno speculato sul gas”. “È una ricchezza accumulata sulle spalle delle cittadine e dei cittadini italiani, che pagano il prezzo dell’ennesimo di quella che per noi è una rapina sociale”, concludono.

Soumahoro: “Meloni, in democrazia i poteri sono separati”

“Vorrei ricordare alla presidente Meloni, che oggi attacca frontalmente la magistratura, che la separazione dei poteri è un principio cardine delle democrazie come la nostra. Inoltre, sarebbe grave che il capo del governo, che ha giurato sulla costituzione, dimentichi che le leggi italiane non possono contraddire le superiori norme europee ei trattati internazionali che l’Italia ha recepito e ratificato”. Lo dice il deputato del gruppo misto Aboubakar Soumahoro. «L’esecutivo – aggiunge – non scarichi il suo dilettantismo politico in materia di politiche migratorie sulla magistratura che opera nella legalità costituzionale e comunitaria.

Il Pd di Catania

“Non stupisce e, anzi, conforta la decisione del Tribunale di Catania sez. immigrazione che, accogliendo il ricorso presentato da un migrante tunisino, non ha convalidato il provvedimento di trattenimento emesso dalla Questura di Ragusa”, scrivono Chiara Mangiagli e Maria Grazia Leone, rispettivamente coordinatrice della segreteria provinciale e segretaria del Pd di Catania.

“Il decreto Cutro, quindi, alla prova dei fatti, si scontra con i principi del nostro ordinamento e, checché ne pensi Giorgia Meloni, la magistratura, correttamente, giudica applicando le norme senza doversi preoccupare, per fortuna,  di andare “contro il Governo”. Per di più, la Presidente del Consiglio  passa  dal commento agli spot pubblicitari al commento delle decisioni dei giudici, senza soluzione di continuità, con un’ inadeguatezza sconcertante”.


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